Miami Heat, le Finals il punto di partenza o di arrivo?

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La grande stagione vissuta dai Miami Heat culminata con la sconfitta a testa alta nelle NBA Finals 2020 contro i Los Angeles Lakers del grande ex LeBron James deve essere il punto di partenza e non quello di arrivo per la franchigia. A chiarirlo è stato anche il leader di questo gruppo, Jimmy Butler, che dopo la sconfitta ha fatto capire a tutti che la prossima stagione la sua intenzione è di riprovarci.

La crescita di Butler e dei compagni

L’arrivo dal mercato dei free agent dell’ala ex Bulls, Timberwolves e 76ers era sembrata da subito un’ottima scelta da parte della dirigenza di Miami che cercava un nuovo leader dello spogliatoio e tecnico che potesse prendere il posto di Dwyane Wade. Butler è stato bravo a calarsi da subito nella parte crescendo durante la stagione e aiutando i compagni più giovani, con l’esempio, a crescere altrettanto.
Nella bolla di Orlando gli Heat hanno continuato a restare a metà classifica in regular season ma hanno cambiato letteralmente marcia nei playoffs superando 4-0 i Pacers, 4-1 i Bucks e 4-2 i Celtics, sempre guidati da Jimmy Buckets, Dragic e dai giovani rampanti Herro, Adebayo e Robinson. La giovane età e qualche acciacco hanno pesato tantissimo nelle Finals, dove l’esperienza spesso fa la differenza, ma proprio da questa sconfitta Miami potrà crescere per riprovarci la prossima stagione.

Core giovane e con margini di miglioramento

Bam Adebayo (1997), Tyler Herro (2000), Duncan Robinson (1994), Kendrick Nunn (1995) sono un gruppo di ragazzi giovani che hanno dimostrato di essere pronti a giocare anche sul palcoscenico più importante e dovrebbero far parte del futuro di questa franchigia.
Adebayo si è meritato la sua prima convocazione all’All-Star Game, Nunn è arrivato 3° nella corsa a Rookie Of the Year, Herro ha chiuso una partita di Finale di Conference con 37 punti e una delle NBA Finals con 21 al suo debutto nella Lega, Robinson in gara 5 ha messo a referto 27 punti con 7 triple eguagliando il record di tiri da tre segnati in una Finale (con Curry e Allen).

Insomma ognuno di loro ha dimostrato di avere i numeri e le potenzialità per fare grandi cose. Sono mancate un po’ di continuità e di faccia tosta forse, ma era difficile aspettarsi altro. Pat Riley e coach Spoelstra ripartiranno proprio da loro per costruire una squadra competitiva attorno al leader Butler per puntare di nuovo alle Finals la prossima stagione.

Le scelte in offseason

Riley dovrà fare un po’ di scelte con i vari free agent: la conferma di Jae Crowder sembra abbastanza scontata visto che le sue caratteristiche sono sembrate perfette per il sistema di gioco di Spoelstra. Derrick Jones Jr. e Meyers Leonard potrebbero anche venir riconfermati se dovessero accettare delle cifre basse, per allungare le rotazioni nel reparto lunghi. Solomon Hill invece non dovrebbe aver chance di restare mentre Udonis Haslem a meno di colpi di scena dovrebbe ritirarsi definitivamente.

Il mercato dei free agent non regala tantissimi nomi di rilievo, ma uno su tutti, Danilo Gallinari, potrebbe essere una delle aggiunte dell’estate: cercato già lo scorso anno il Gallo aveva rifiutato la proposta di rinnovo biennale proposta da Riley cercando un triennale, ma ora, vista la sua situazione e il fatto di poter giocare in una contender, potrebbe anche scegliere di accasarsi in Florida per provare a vincere in quelli che dovrebbero essere i suoi ultimi anni ad alto livello.
Altro nome che potrebbe piacere alla dirigenza degli Heat è quello di Montrezl Harrell che i Clippers cercheranno di rifirmare ma le cui richieste saranno sicuramente alte dopo la vittoria del premio di Sixth Man Of the Year. La sua energia e la sua fame potrebbero sposarsi bene con l’idea di gioco di coach Spoelstra e potrebbe essere una valida alternativa ad Adebayo per dare punti e cambiare ritmo dalla panchina.

Chris Paul il sogno

Il nodo centrale però rimane Goran Dragic e la sua riconferma: il play sloveno ha giocato una grandissima stagione e nei playoff è stato decisivo. L’infortunio in gara 1 contro i Lakers ha di fatto azzoppato le chance di vittoria del titolo della sua squadra, ma a 34 anni potrebbe aver dato il meglio di se e Miami potrebbe decidere di affidarsi a qualcun altro da affiancare a Butler per alzare il livello di esperienza.
Il sogno rimane Chris Paul che dopo l’uscita dai playoff con OKC ha rilasciato delle dichiarazioni che assomigliavano a un saluto: il play nonostante l’età ha fatto vedere di poter giocare ancora ai massimi livelli e la sua leadership potrebbe aiutare non poco. Pesa però, tantissimo, il suo contratto: altre 2 stagioni a 85 milioni di dollari complessivi, che non sarà facile pareggiare per mettere in piedi una trade.

Jrue Holiday e Kyle Lowry le alternative?

A 35 anni Kyle Lowry ha mostrato di avere ancora qualche cartuccia da sparare, soprattutto dopo la partenza dai Raptors del grande amico DeRozan il suo rendimento è cresciuto tantissimo e parte dei successi recenti dei canadesi sono dovuti anche a lui, alla sua difesa e alla sua leadership: due caratteristiche che piacciono e tanto a Miami. Lowry ha un solo anno di contratto da 30 milioni di dollari e potrebbe quindi non essere troppo complicato scambiarlo.
Altro nome che ha caratteristiche simili è quello di Jrue Holiday, difensore solido, discreto tiratore, ottimo compagno di squadra: i 2 anni di contratto da 51 milioni (il secondo anno però è una player option) non sono un ostacolo e a 30 anni ha dimostrato di essere pronto per giocare in una squadra di livello più alto rispetto ai Pelicans ancora in ricostruzione.