Su e giù in NBA: Raptors, 76ers e Heat salgono, i Blazers scendono

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Nel quinto episodio stagionale di #BasketcaffePodcast, continuiamo a dare uno sguardo all’inizio di stagione regolare NBA, che come sempre regala spunti di discussione. Per alcune squadre che sono partite forte ce ne sono altre che lasciano più dubbi che certezze, anche se la stagione è lunga e come sempre le cose possono cambiare rapidamente anche nei giudizi.

A Est volano 76ers, Heat e Raptors

Un po’ a sorpresa nella Eastern Conference le squadre partite più forte, al momento, sono Philadelpia, Miami e Toronto. Il valore dei roster è senza dubbio importante, ma le loro situazioni di inizio stagione lasciavano qualche dubbio sul loro reale valore poi una volta in campo.
I 76ers nonostante le assenze pesanti di Simmons (fuori a tempo indeterminato dopo le richieste di trade), Harris (nel protocollo sanitario Covid) e Green (infortunio), sono riusciti a trovare un’amalgama di squadra importante con la sempre più forte impronta di Seth Curry in attacco e di Matisse Thybulle in difesa. Oltre ovviamente al leader maximo della squdra, Joel Embiid, che nonostante i soliti problemini fisici e una forma che ovviamente non è ancora al top, sta sfoderando gare e prestazioni di altissimo livello.

I Miami Heat dopo le spese (un po’) pazze della offseason erano chiamati a una stagione di rivalsa dopo la scorsa, passata nelle zone grigie dell’Est, e al momento la banda di coach Spoelstra sta rispondendo presente, trascinati da un Jimmy Butler tornato in buona forma dopo i tanti problemi fisici dell’anno passato. Della leadership sua e quella portata dal nuovo acquisto Lowry, sono stati soprattutto Adebayo e Herro a beneficiarne. I due giovani sono tornati a mostrare le ottime cose fatte vedere nella bolla di Orlando quando Miami aveva sorpreso tutti. Riusciranno a confermarsi fino alla fine dell’anno?

Ma forse la sorpresa più grande a Est sono i Toronto Raptors che in molti davano in rebuilding: forse è vero che la squadra di coach Nurse non lotterà ai vertici fino alla fine della regular season, ma al momento il gruppo assemblato da Ujiri è una delle cose più interessanti della NBA: con il rientro di Siakam dall’infortunio, la conferma delle capacità difensive di Anunoby e l’esplosione incredibile di Scottie Barnes, preso al Draft prima di Suggs che aveva fatto storcere parecchi nasi, il backcourt è alto, lungo, mobile e agile, rendendolo un vero problema da attaccare. I “piccoli” sono Trent e VanVleet che a livello di solidità nono sono secondi a nessuno. E poi ci sono i grandi esperimenti di Ujiri, come ad esempio Dalano Banton, pescato alla #46 da Nebraska, 206cm con 210cm di apertura alare che lo staff tecnico sta provando anche da playmaker, diciamo così, “atipico”.

A Ovest Lillard e i Blazers sembrano tristi

La percentuale al tiro non sempre è lo specchio di come un giocatore gioca, ma per questo inizio di stagione lo è per Damian Lillard, che dopo i tantissimi rumors che lo volevano intenzionato a chiedere una trade, sta trovando enormi difficoltà con i suoi Portland Blazers. Tante partite perse, una chimica che ancora manca, una panchina che sembra ancora più corta di quella della scorsa stagione, e un nuovo coach che non sembra aver ancora messo granché la sua mano.
Nella sfida disputata a Philadelphia, i tifosi di casa hanno fatto capire bene alla dirigenza chi sia il loro preferito tra Dame e Ben Simmons, ma Dame ha giurato ancora una volta amore assoluto a Rip City. Quanto durerà se i risultati di squadra dovessero essere ancora così deficitari?