Garnett, Duncan e Kobe Bryant eletti nella Hall of Fame

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Come da tradizione la cerimonia della Hall of Fame regala emozioni e momenti che restano scolpiti nella memoria, ma questa volta si è andati oltre. Con Tim Duncan, Kevin Garnett, Eddie Sutton, Rudy Tomjanovich, Tamika Catchings, Kim Mulkey, Barbara Stevens e Patrick Baumann, anche Kobe Bryant viene introdotto nell’arca della gloria di Springfield: il Black Mamba, morto tragicamente il 26 gennaio 2020 in un incidente in elicottero con la figlia Gianna e altre persone, è rappresentato dalla moglie Vanessa che ha tenuto il discorso con al fianco Michael Jordan!

Molto toccanti alcuni stralci del discorso della vedova Bryant, sostenuta dalla vicinanza di tanti amici di Kobe, presenti sul posto e a distanza.

Grazie Michael, Kobe ti ammirava tanto: questo significato molto per noi

So che avrebbe voluto ringraziare chiunque lo ha aiutato ad arrivare fino a qui, comprese le persone che dubitavano di lui e quelli che lavoravano contro di lui e gli dicevano che non poteva raggiungere i suoi obiettivi. Ringrazierebbe tutti loro per averlo motivato a essere qui. Dopotutto, ha dimostrato che si sbagliavano“.

Ricordo di avergli chiesto perché non poteva fermarsi qualche partita invece di continuare a soffrire. Ha detto: ‘E i fan che hanno risparmiato per vedermi giocare solo una volta?’. Non si è mai dimenticato dei suoi fan. Se avesse potuto, avrebbe giocato per loro ogni minuto di ogni partita. Vi ama così tanto“.

Il suo risultato più prezioso è essere stato il miglior papà per le ragazze. Io voglio ringraziarlo, lo ringrazio per il lavoro che ha fatto come marito e come padre“.

E la conclusione da brividi:

Ce l’hai fatta. Ora sei nella Hall of Fame. Sei un vero campione. Non sei solo un MVP, sei uno dei più grandi di tutti i tempi. Sono così orgogliosa di te. Ti amo e ti amerò per sempre, Kobe Bean Bryant“.

Tim Duncan non a suo agio

Chi non si è trovato a suo agio sul palco della Hall of Fame è Tim Duncan, che però se l’è cavata alla grande nonostante la difficoltà come da lui stesso ammesso ed è rimasto a parlare per quasi 10 minuti ringraziando tutti per la sua clamorosa carriera. TD, con al fianco David Robinson sul palco, è partito così:

Non sono mai stato così nervoso in vita mia nonostante abbia giocato anche delle gare-7 di finale: ho fatto avanti e indietro nella mia stanza tutto il giorno“.

Poi il via ai ringraziamenti:

Dai il tuo meglio quando affronti i migliori e voglio ringraziare per questo l’immenso e compianto Kobe Bryant e Kevin Garnett“.

I miei genitori, messi assieme, sapevano esattamente zero cose sulla pallacanestro ma mi hanno insegnato più di chiunque altro. Sono qui grazie a loro. Ho perso mia madre quando avevo 14 anni, le mie sorelle ne hanno preso il posto. Grazie di esserci state sempre, vi voglio bene“.

Gli Spurs… Che organizzazione sensazionale, dal vertice alla base… Manu Ginobili, Tony Parker, non vedo l’ora di trovarvi qui al posto mio. Grazie di tutto“.

Il finale è ovviamente per Pop, coach Gregg Popovich, e la voce di Duncan si spezza:

Non voglio parlare di lui, se la prende. Scusa, Pop. Lo standard che hai fissato è incredibile. Dopo il Draft sei venuto di persona sulla mia isola, hai passato del tempo con la mia famiglia, hai parlato con mio padre. Credevo fosse la prassi, non lo è. Sei una persona eccezionale, grazie per avermi insegnato che non è tutto solo pallacanestro. Grazie di tutto per lo splendida persona che sei“.

Kevin Garnett, il “duro” di sempre

Ad aprire le danze è Kevin Garnett, con una giacca verde in onore dei Celtics con cui ha vinto l’unico titolo della carriera. Al suo fianco Isiah Thomas, tra i vari ringraziamenti spicca la totale indifferenza verso Ray Allen, l’ex compagno del titolo a Boston ma considerato “traditore” per la firma coi rivali Miami Heat. Alcuni passaggi del suo discorso:

Grazie alla città di Minneapolis, grazie all’organizzazione dei Timberwolves, a Kevin McHale che è qui, a Flip Saunders, riposa in pace. Il mio più grande rimpianto è di non aver portato un titolo ai Timberwolves, ma ricostruirò Minneapolis“.

Grazie ai Boston Celtics, grazie alla proprietà, grazie a Danny Ainge per la sua visione. Grazie a Doc Rivers per la sua leadership, per avermi fatto diventare non solo un giocatore migliore ma anche una persona migliore. Credo di rappresentare un po’ tutti noi qua sopra. Grazie Paul Pierce, mi aspetto di vederti qui al mio posto l’anno prossimo [Pierce è tra i finalisti della classe 2021, ndr]. Grazie per essere stato continuamente un fratello, ci conosciamo da quando avevamo 14-15 anni. Grazie a tutti i miei fratelli della famiglia Celtics. Grazie Celtic Nation, vi voglio bene“.

Voglio ringraziare Timmy [Tim Duncan, ndr]. Grazie e congratulazioni a te e Kobe. Non c’era nulla di epico nelle nostre battaglie, io non vedevo l’ora di affrontarvi. Grazie a te e Rasheed [Wallace, ndr] per avermi spinto ad un livello superiore. È un onore entrare nella Hall of Fame con te e Kobe“.

Bonus track: Tamika Catchings

L’ex campionessa NCAA con Tennessee, l’ex leggenda WNBA con le Indiana Fever e oro olimpico con Team USA Tamika Catchings, è protagonista di un discorso molto “potente”: basta però questo passaggio per riassumere il perchè è stata eletta nella Hall of Fame