Baylor conquista il Torneo NCAA! Gonzaga manca la stagione perfetta

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Una grande Baylor vince il Torneo NCAA e nega a Gonzaga la gioia, e la storia, della perfect season! Nella finale del Lucas Oil Stadium di Indianapolis, casa dei Colts della NFL, i Bears di Scott Drew vincono con merito il primo titolo della loro storia alla terza Final Four (le altre due nella preistoria, 1948 e 1950), si impongono 86-70 ed entrano nell’albo d’oro del college basket.

Baylor campione NCAA 2021

Una partita segnata dalla fisicità in difesa e dall’esecuzione offensiva dei Bears, la miglior squadra della nazione per tiro da tre punti e che in finale si è confermata tale con 10 su 23 dall’arco (5 su 5 all’inizio): a brillare è la guardia Jared Butler, 22 punti, 7 assist e 4 triple, numeri che non si vedevano in una finale da Carmelo Anthony, trionfatore con Syracuse nel 2003. In generale è il gruppo il segreto della squadra di Scott Drew, con Davion Mitchell giocatore barometro (15 punti, 6 rimbalzi e 5 assist), MaCio Teague “terzo violino” offensivo con 19 punti (8 su 15 al tiro), i muscoli dei lunghi Vital, Thamba e Tchamwa Tchatchoua (15 punti e 19 rimbalzi in tre), e l’energia dalla panchina di Mayer, bianco con look da personaggio di True Detective, e Flagler, fondamentale con 13 punti.

Gonzaga invece si ferma sul più bello, dopo 31 vittorie in fila. Il 5 su 17 da tre, le 14 palle perse e il netto saldo negativo a rimbalzo (38 a 22 per i Bears, 16-5 offensivi) evidenziano l’inferiorità della squadra di Mark Few, incapace di colmare il gap costruito dagli avversari in avvio (29-10 al 10′, 47-37 all’intervallo, minimo scarto sul 58-49): i 22 punti del freshman meraviglia Jalen Suggs non bastano, così come i 12 di Drew Timme, spesso però rimbalzato dai lunghi avversari dopo aver dominato contro UCLA; 12 punti anche per Corey Kispert mentre si fermano a 9 e 8 rispettivamente Andrew Nembhart e Joel Ayayi, sostanzialmente mai impattanti sul match.

Dall’omicidio al titolo NCAA

Quella di Baylor, ateneo con sede a Waco, in Texas, è una risalita dagli inferi visto che nel 2003 il programma di pallacanestro è stato segnato dall’omicidio di un giocatore, Patrick Dennehy, da parte di un suo compagno, Carlton Dotson, uno scandalo che ha portato alle dimissioni forzate di coach Dave Bliss, e ad una serie di punizioni da parte della NCAA per altre violazioni (studenti pagati, reclutamenti irregolari, droga). L’approdo di Scott Drew ha permesso di cambiare rotta, sono arrivate 17 vittorie al Torneo in 18 stagioni (3 nelle 65 annate precedenti, ndr), il programma dei Bears si è ricostruito una certa fama ed è anche arrivato il primo storico titolo.

Con Drew i Bears si erano fermati due volte alle Elite Eight nel 2010 contro Duke e nel 2012 contro Kentucky, questa volta hanno tagliato l’ultima retina, dominando la Final Four e chiudendo con un record complessivo di 28-2 la stagione (partiti 18-0), con le uniche sconfitte contro Kansas e con Oklahoma State nella semifinale del torneo della Big 12. In vetrina ci vanno Davion Mitchell, guardia maglia numero 45, “sosia” del Donovan Mitchell degli Utah Jazz, votato difensore della stagione in NCAA e per qualcuno un potenziale prospetto da Lottery al Draft 2021; più da secondo giro Jared Butler, attaccante e tiratore di notevole pulizia tecnica. Anche MaCio Teague si è dimostrato attaccante e tiratore completo, magari non verrà scelto al Draft ma ci sono buone possibilità che giocherà da professionista, in NBA o in Europa.

La particolarità di questo nucleo dei Bears è che è la terza squadra dal 1979 a trionfare senza alcun McDonald’s All American, i migliori prospetti in uscita dal liceo. Coach Drew però ha puntato sui transfer da altri college, infatti Mitchell viene da Auburn, Teague da UNC-Asheville, Flagler da Presbyterian e il camerunense Tchamwa Tchatchoua da UNLV. Insomma, un lavoro perfetto dell’allenatore e di tutto il suo staff, una strategia che ha pagato in maniera decisiva.

Zags, perfect no more

L’appuntamento con la storia è rinviato: Gonzaga fa la fine della Indiana State di Larry Bird del 1979, sconfitta in finale dalla Michigan State di Magic Johnson dopo una stagione fin lì perfetta. Prosegue dunque la “maledizione” della Indiana di Bobby Knight, campione NCAA nel 1976 da imbattuta, l’ultima a centrare questa impresa. Gli Zags di Mark Few, college con sede a Spokane, nello stato di Washington, profondo nord-ovest degli USA al confine col Canada, si fermano dunque nel match più importante dopo 31 vittorie in fila, e dopo 5 stagioni in fila con almeno 30 successi! Come nel 2017 i Bulldogs vanno ko nel Championship Game: allora il gruppo con Williams-Goss, Collins, Karnowski e Mathews si arrese alla North Carolina di Justin Jackson, Berry, Pinson e Maye, stavolta contro Baylor.

Il ko toglie la ciliegina sulla torta ad una stagione da favola degli Zags e ad una carriera fin qui incredibile di coach Mark Few, che sta dando lustro ad un programma da oltre 600 vittorie dal 1999 (630–124 il record) e che prima era conosciuto solo perchè aveva “prodotto” un certo John Stockton. Non c’è dubbio che Gonzaga sia un ateneo d’élite pur nella “scarsa” West Coast Conference, e che i giocatori usciti da Spokane negli ultimi anni confermino il buon lavoro fatto, i vari Hachimura, Sabonis, Olynyk, Collins, Clarke, solo per citare quelli che sono in NBA adesso.

I prossimi saranno sicuramente Jalen Suggs, guardia simile a Russell Westbrook e primo “5 stelle” nella storia dell’ateneo come reclutamento, e Corey Kispert, “3&D” fatto e finito per il piano di sopra, Top 5 e metà primo giro rispettivamente al prossimo Draft NBA. Da secondo giro il lungo coi baffoni Drew Timme, sempre che si dichiari essendo un sophomore: ha notevoli fondamentali, un po’ in stile Olynyk, anche se manca di atletismo e mobilità per avere minuti significativi in NBA.