Julius Randle, l’uomo giusto per la rinascita dei Knicks?

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First reaction: Shock. Non è solamente la tragicomica espressione di un noto politico ma corrisponde alla reazione che tutti avrebbero guardando il record dei New York Knicks in questo inizio di stagione. 7 vittorie e 8 sconfitte, leggermente al di sotto di quel 50% solamente sognato pochi mesi fa con una squadra definita come una delle più deboli ai nastri di partenza e con l’unico obbiettivo di riprovare per l’ennesimo anno a pescare la tanto agognata prima scelta al draft. Guardando attentamente una partita dei Knicks è possibile individuare negli sguardi dei giocatori, ancor prima che nelle scelte tecniche e tattiche osservabili in campo, la voglia di scrollarsi di dosso l’etichetta di “perdenti“, di giocare con il sangue negli occhi ogni pallone contro ogni avversario. A cosa è dovuto questo cambiamento? Essenzialmente a due fattori ben identificabili con la figura in panchina di coach Thibodeau e con la stagione formato MVP di Julius Deion Randle.

Julius Randle, New York Knicks © Getty Images

Nuova mentalità

Il primo ha portato nella Grande Mela quella mentalità vincente (o quanto meno non perdente) con la quale motivare i tanti giovani presenti nel roster e, allo stesso modo, quei giocatori che da diversi anni girano l’America in cerca di una squadra nella quale poter mostrare i propri talenti. Colui che mostrava un maggior numero di questi talenti è stato indicato come l’uomo che dovesse trasferire sul campo questa mentalità, che dovesse prendersi sulle larghe spalle il pesante nome della franchigia e che, contemporaneamente, dovesse dare una svolta importante ad una carriera fino ad oggi poco entusiasmante.

Un passato complicato

Ed è qua che entra in gioco il secondo uomo nominato in questo articolo. Per chi non lo avesse ben presente, Randle è un ragazzone di 26 anni che si porta dietro ogni giorno 203 cm e 113 chili e che, dal 2014, cerca una propria dimensione all’interno del famelico mondo dell’NBA. Sicuramente la strada per lui non è stata rosa e fiori poichè è approdato direttamente ai Los Angles Lakers con enormi aspettative nel periodo in cui tutta la L.A gialloviola cercava disperatamente un simbolo a cui aggrapparsi dopo l’addio al basket di Kobe Bryant. Una grande responsabilità, un gravissimo infortunio nella stagione da rookie, unite a lacune fisiche tecniche e mentali evidenti hanno gradualmente annullato la stima dei Lakers verso di lui, rinunciandoci in modo definitivo non rinnovandogli il contratto nel 2018 rendendolo così unrestricted free agent. Dopo una stagione caratterizzata da alti e bassi ai Pelicans, Julius decide di cambiare costa ed atterrare nella caotica New York per circa 18milioni di dollari. Trascinato verso la mediocrità da una società allo sbaraglio, Julius ha danneggiato ancora di più la sua reputazione a tal punto da indicarlo come giocatore sopravvalutato.

I numeri della svolta

Arriviamo così alla singolare stagione 2020-2021, ai 22.8 punti 11 rimbalzi e 6.1 assist che Randle registra mediamente ogni volta che si allaccia le scarpe. Ogni voce statistica più importante è stata notevolmente migliorata, ogni scelta sul campo è di un livello differente, il suo minutaggio è incrementato mediamente di 4.6 minuti rispetto alla stagione passata e di 6.5 rispetto all’anno di New Orleans. I numeri spesso non spiegano a fondo le caratteristiche e le attitudini di un giocatore ma questi che sono stati riportati hanno veramente dell’incredibile. Uno dei più grandi problemi di Randle è sempre stata la scarsa tenuta fisica e la conseguente poca lucidità mentale al momento delle scelte da compiere. Il sostanziale aumento del minutaggio mostra come il ragazzo abbia sfruttato il periodo di inattività causato dal Covid-19 per lavorare a fondo sul suo corpo e sulla sua condizione aerobica consapevole che solo partendo da quella può lavorare sul tiro e sui movimenti che da sempre fanno parte del suo bagaglio tecnico.

Prima  di analizzare nel dettaglio gli aspetti su cui Randle è migliorato sui due lati del campo, risulta doveroso riportare le parole del suo allenatore a seguito dell’inaspettata vittoria contro gli Utah Jazz:

“Gioca con tanta grinta, è il nostro motore, sta facendo veramente di tutto per noi, ora ha anche minuti come centro di riserva. […] Viene a lavorare ogni giorno, si prende cura del suo corpo, parla molto anche durante le sessioni video, ha quella leadership che è fondamentale per il nostro team”

Le due facce del cambiamento

Basterebbe questo per spiegare l’inaspettato miglioramento di Julius Randle. Ciò che è stato detto da coach Thibodeau si rispecchia perfettamente sul parquet dove il 26enne nativo di Dallas mostra un’attitudine e un attenzione completamente diversa rispetto al solito. In difesa infatti accetta i cambi, sta perfettamente con i centri avversari e da filo da torcere anche alle guardie più rapide e veloci di lui senza mollare mai un centimetro. La presenza sotto il ferro rimane solida come sempre ma con maggiore intuizione nel capire come tira l’avversario e dove finiranno i rimbalzi che, come ci dicono le statistiche, sono sensibilmente aumentati rispetto alla sua media. Il grande cambiamento lo si vede però in fase offensiva con scelte ragionate, alternanza tra le soluzioni singole e il coinvolgimento dei compagni, tra isolamenti in post e giocate dinamiche che adesso può permettersi di eseguire con più continuità. Avere varie soluzioni diventa di vitale importanza per chi ha le chiavi della squadra in mano e per chi, per 37 minuti a gara, deve decidere le sorti di una delle franchigie più chiacchierate dell’NBA.

Un futuro migliore?

Vero, la stagione è solo all’inizio, molte squadre non sono ancora al massimo della condizione, così come è vero che  un giocatore non si può giudicare solo da poche partite e da un campione di statistiche così limitato. Le sensazioni però sono positive, gli sguardi sono diversi, le motivazioni di Randle e di tutti i Knicks sembrano avvicinarsi a quelle di una squadra vera, con i suoi limiti e i suoi punti di forza, ma con l’obbiettivo continuo di lottare per fare bella figura.

Al timone di questa nave c’è un ragazzo, ormai diventato uomo, di 26 anni pronto, veramente pronto, a prendersi sulle sue larghe spalle il destino dei New York Knicks.