L’ultima chiamata per Boston: futuro tra certezze e dubbi amletici

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Fino a poche settimane fa detenevano il primato in solitaria di franchigia più titolata dell’NBA, il loro nome è legato a doppio nodo con quello della pallacanestro e al solo pronunciarlo vengono in mente gli 11 titoli di Russell, la classe infinita di Larry Bird e il colore verde del Garden. Sono i Boston Celtics, la franchigia che forse più di tutte le altre è riuscita a costruire una squadra da titolo senza però mai riuscire a compiere quell’ultimo passo che li porterebbe in cima all’olimpo.

Il miracolo di Ainge

Nel mondo del basket professionistico americano, per rimanere ai vertici per molti anni sono necessarie visioni, progettazioni e tanta fortuna. I Celtics hanno avuto tutte queste componenti da quanto, il 28 giugno del 2013 scambiarono gli ormai acciaccati Garnett, Pierce e Terry per uno slot di buoni e giocatori e, soprattutto, con le prime scelte non protette ai draft del 2014, del 2016 e del 2018 grazie alle quali si sono aggiudicanti talenti come Marcus Smart, Jaylen Brown e Jayson Tatum. Se a questi 3 giovani “regalati” dai Brooklyn Nets aggiungiamo la lungimiranza di puntare su Isaiah Thomas (scambiato poi con un campione NBA come Kyrie Irving), allora ecco che abbiamo tutti gli ingredienti per dare inizio ad una dinastia. Allora perché Boston non è ancora riuscita a vincere quel titolo che manca dal lontano 2008? Cosa manca per raggiungere il grande obbiettivo?

Certezze e punti di forza

Partiamo dalle certezze, sono essenzialmente due: Brad Stevens e Jayson Tatum. Il primo è uno dei coach più preparati e pronti per allenare una squadra che punta in alto. Riesce sempre a tirar fuori il meglio da tutti i giocatori che lo seguono e che ascoltano le sue idee tanto da portare nel 2018 una squadra senza due pilastri come Irving ed Hayward, ad una gara 7 contro LeBron dalle finali NBA.
L’altro è diventato a tutti gli effetti una superstar di livello assoluto capace di trascinare a 22 anni una squadra con così tanto blasone sia in regular season che all’interno della bolla dove, considerando l’età, ha mostrato qualità e attributi fuori da ogni logica. Il tutto alla modica cifra di 9 milioni di dollari all’anno garantiti dal suo contratto da rookie per un altro anno.

Brown e Smart: l’anima, sui due lati del campo, di questa squadra che muta completamente a seconda della loro presenza o meno sul parquet. Loro due, insieme a Tatum, rappresentano l’immagine giovane, forte e sfrontata di questi Celtics che non devono porsi limiti e che devono invece fare di tutto pur di raggiungere l’anello. Brown a 23 anni è già passato all’incasso con un contratto garantito fino al 2024 da 109 milioni di dollari, Smart invece a 26 anni sembra aver trovato la sua dimensione con un contratto insignificante rispetto all’importanza tattica, tecnica e mentale che ha all’interno del gruppo.

Come programmare il prossimo futuro

Per tante buone cose ci sono anche alcune note dolenti: il primo giocatore a salire sul banco degli imputati è sicuramente Gordon Hayward insieme ai suoi 34 milioni di dollari (player option) sul quale decidere se dover investire oppure no. Già perché il prolungamento del contratto è vincolato alla decisione di una squadra che ha puntato tanto su un giocatore che, a causa di una sfortuna che ci ha visto benissimo, non ha risposto alle aspettative riposte nelle sue mani. Il dubbio amletico che affligge Ainge riguarda infatti il futuro del numero 20: scambiare o non scambiare? Per riuscire a intavolare una trattativa con un contratto cosi pesante sarà necessaria tutta l’abilità del GM bostoniano nel trovare gli asset giusti da inserire in uno scambio che possa portare alla corte di Stevens un centro che possa andare a riempire un area sempre troppo vuota. Ma chi?

Il nome caldo delle ultime ore è Andre Drummond che ha in atto un tira e molla controproducente con i Cavs per niente intenzionati a cedere alle sue richieste contrattuali. Il centro newyorkese risponderebbe perfettamente ai bisogni dei Celtics che, inserendo nel pitturato uno dei migliori rimbalzisti e stoppatori della lega, coprirebbe non poco le spalle ai numerosi difensori perimetrali già presenti nel roster.

Sempre in prospettiva trade, un nome interessante può essere quello di Myles Turner, il centro di Indiana potrebbe muoversi in coppia con Victor Oladipo che si porterebbe dietro il blasone di superstar ma anche il dubbio su una condizione ancora molto lontana dai mesi precedenti al terribile infortunio al tendine del ginocchio. Può Boston attuare una trade cosi importante per due giocatori dalla resa poco sicura? Il momento di vincere è adesso, prima che scada il contratto da Rookie di Tatum perciò, probabilmente, Ainge virerà su altre possibilità.

Opzione Free Agent

L’altra possibilità è rappresentata dalla rottura del rapporto con Hayward e dalla successiva ricerca di figure adatte nel mercato dei Free Agent. Quello che, per ruolo e caratteristiche appare più adatto ad entrare a far parte della squadra di Stevens, è sicuramente Montrezl Harrell che però viene accostato più o meno a tutte le franchigie. Trez porterebbe in dote una valanga di energia, forza, esuberanza e solidità che farebbero estremamente comodo in quel di Boston se l’Harrell che vedremo la prossima stagione sarà quello pre-lockdown poiché la copia sbiadita vista nella bolla andrebbe solo ad occupare una fetta importante del salary cap. Gli altri due nomi che potrebbero essere accostati ai Celtics pescando dal mercato dei Free Agent sono quelli della scommessa Whiteside e della certezza Ibaka che in modi diversi andrebbero ad aggiungere skills che al momento non si rilevano negli altri membri del roster.

Ultimo passo verso l’Anello

Perché proprio nella figura del centro si pensa possa essere la chiave per i successi di Boston? Banalmente perché è l’unico slot che manca per formare una squadra completa in tutti i suoi effettivi dato che a partire da Thies fino ad arrivare a Kanter e Williams, non è mai stata trovata la figura centrale che andasse a colmare le lacune di chili e centimetri che per forza di cose si palesano in Walker, Tatum, Smart e Brown nei momenti chiave in cui si decidono le partite importanti.

È da queste decisioni, dallo sviluppo ulteriore dei giovani e dalla lucidità da ritrovare in Kemba Walker che passa il futuro non solo di una squadra ma di un intera franchigia. Una franchigia che si è stancata di ricevere complimenti e secondi posti. Il progetto a lungo termine iniziato nel 2013 vede le sue fasi conclusive e adesso non si può davvero più sbagliare.