Miraggio playoff, l’addio a Wade e un complesso futuro: cosa attende gli Heat?

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Dwayne Wade © twitter.com/miamiheat

Gli Heat sono tra le franchigie più vincenti nel passato recente in NBA. Dal 2005 a oggi hanno collezionato tre titoli, due in quattro anni, con due finali perse, dopo essere stati travolti dal ciclone LeBron James nell’estate del 2010. Dal 2014, quando il Prescelto ha fatto ritorno a Cleveland per diventare Re, Miami ha scelto una strada ben diversa rispetto ai Cavaliers, nelle due occasioni in cui il numero 23 ha abbandonato la nave. Nessun tanking selvaggio, nessuna ricerca spasmodica delle prime chiamate al Draft, nessuna trade che coinvolgesse i propri gioielli in cambio di giovani o scelte in ottica futura. Ciò che ne è derivato, oltre a una scelta etica e coraggiosa in confronto a quanto accade altrove nella National Basketball Association, sono cinque stagioni, compresa quella attuale, dai risultati altalenanti e mai davvero da protagonista. Cullato il sogno del ritorno alle finali di Conference nei playoff del 2016, interrottosi soltanto in Gara 7 contro i Raptors, gli Heat hanno raccolto poche altre soddisfazioni da quando James ha lasciato la Florida.

LA STAGIONE ATTUALE

Appare già irrimediabilmente compromessa, infatti, anche la stagione in corso. Miami è attualmente decima nella Eastern Conference, con un modesto record fatto di 26 vittorie a fronte di 33 sconfitte. L’ottavo e ultimo posto valido per i playoff non è particolarmente distante, con gli Hornets in vantaggio di un paio di partite (28-32). Anche ammettendo che gli Heat possano raggiungerlo, nelle 23 partite rimaste prima di chiudere la regular season, però, sarebbero ben poche le speranze di oltrepassare l’ostacolo del primo turno di playoff, contro Bucks o Raptors che siano. Soprattutto perché il calendario di fronte alla squadra di coach Eric Spoelstra è tra i più complessi da qui a fine stagione: sette sfide tra Bucks (2), Celtics (2), Sixers e Raptors (2), oltre a Rockets, Thunder e Warriors ancora da affrontare. Soprattutto se si considera lo stato di forma degli Heat, che hanno perso addirittura nove delle ultime undici partite giocate, crollando al di sotto di Nets, Pistons, Hornets e Magic a Est. Ben più in basso, insomma, di quanto meriterebbe un roster non eccezionale, ma nemmeno privo di elementi di grande interesse. Sono tre i nomi di particolare interesse, tra presente e futuro, per gli Heat, da far crescere e valorizzare al meglio in questo finale di stagione.

NUCLEO DI TALENTO

Josh Richardson © twitter.com/miamiheat

Il migliore in questa regular season è stato senza dubbio Josh Richardson, esploso a 17.4 punti e 4 assist di media in questa stagione. Con lui ci sono Justise Winslow, salito a 12.3 punti, 5.5 rimbalzi e 4.2 assist a partita, e l’interessante rookie Bam Adebayo, che ha collezionato 7.8 punti e 6.6 rimbalzi in poco più di 20 minuti a partita nella sua prima stagione nella Lega. Un nucleo di talento, cui servirebbe affiancare almeno una stella di prim’ordine, oltre a ritrovare il miglior Goran Dragic dopo l’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto ai box per gran parte di questa stagione, per portare Miami tra le assolute protagoniste in Eastern Conference. Il salary cap degli Heat è bloccato, almeno fino all’estate del 2020, a causa dei pesantissimi contratti firmati in questi ultimi anni: da Hassan Whiteside (27 milioni, scadenza 2020) a Kelly Olynyk (13, 2021), da James Johnson (15, 2021) a Dion Waiters (13, 2021). La franchigia di Pat Riley, dunque, ha davvero pochissimo margine di crescita la prossima estate per dare senso compiuto a una squadra interessante, per quanto incompleta.

FAREWELL, DWAYNE!


Agli Heat non resta che tentare un ultimo assalto ai playoff, valorizzando al massimo il talento futuribile a roster e soprattutto dando l’addio che merita a Dwayne Wade. Il più forte giocatore nella storia della franchigia ha promesso a inizio stagione “one last dance” con la canotta che lo ha reso un futuro Hall of Famer e, nonostante i risultati di squadra siano tutt’altro che eccellenti, il numero 3 non si mai tirato indietro, arrivando alla soglia dei 14.1 punti e 4.3 assist a partita in 25 minuti di utilizzo.

“Il punto è, le prossime partite saranno le ultime partite di Wade. Come gruppo percepiamo quel senso di urgenza, quella responsabilità, ed è una sensazione positiva ed impossibile da replicare o inculcare, per un allenatore. Il minutaggio di Dwyane inizia a crescere, è stata una lunga stagione fino a qui ma ora si sente bene. Lo abbiamo protetto per tutta la stagione ed ora è il momento di sfruttarlo”

Così Spoelstra ha lasciato intendere che gli Heat, no matter what, daranno la caccia ai playoff fino all’ultima partita, per salutare degnamente chi ha scritto la storia del basket a Miami. In questo 2018/19 ricco di ansie e preoccupazioni, gli Heat danno il proprio saluto al più grande e, come giusto che sia, vogliono che ogni pallone tra le sue mani possa essere degno di quanto da lui regalato alla franchigia in carriera. Perché se i Miami Heat sono tra i più vincenti del passato recente in NBA, lo devono soprattutto a Dwayne Wade.