Da Roma a Bologna la Serie A continua con le brutte figure

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L’ultima settimana è stata senza dubbio una delle peggiori per l’immagine della Serie A e del basket italiano: la Virtus Bologna ha inscenato un teatrino con la cacciata di Djordjevic e il reintegro immediato; la Virtus Roma, invece, fatto decisamente più grave, ha scelto di ritirarsi dal massimo campionato per incapacità di sostenere i costi economici.

Due pagine diverse vissute da due delle più rinomate e gloriose società del nostro basket, che però fanno capire come ci sia veramente ancora tanto lavoro da fare per dare credibilità al nostro movimento.

Roma senza basket in serie A

Dopo 20 anni il proprietario del club Claudio Toti ha alzato definitivamente bandiera bianca ritirando ufficialmente la squadra dalla serie A. Dopo aver provato a venderla per tantissimi anni, senza aver mai trovato un accordo (le ultime voci parlavano di trattative con James Pallotta, l’ex proprietario della Roma calcistica, e con Dan Friedkin, attuale proprietario dei giallorossi), dopo essersi auto-retrocesso qualche stagione fa per poi riottenere la promozione in A sul campo, il patron non ha pagato la rata FIP ritirando la squadra (le avvisaglie erano già state lo sciopero dei giocatori in seguito al mancato pagamento dei primi stipendi) che ora potrà ripartire dal primo campionato a iscrizione libera a patto che qualcuno onori le pendenze con la Federpallacanestro (circa 600.000 euro tra tasse e multe).
Difficile, se non impossibile che accada, e quindi a Roma il basket dopo tanti anni resterà solamente in A2 con Eurobasket e Stella Azzurra.

L’ennesimo colpo al campionato

La Federazione Italiana Pallacanestro ha emesso il classico comunicato stampa in seguito alla notifica di Toti, in cui si dice rammaricata della notizia e aggiunge che: “impossibile non sottolineare il gravissimo danno di immagine arrecato non solo al campionato ma anche e soprattutto all’intero movimento, che in questo difficile momento vive dei sacrifici e della serietà di centinaia di società su tutto il territorio.

Dichiarazioni che ormai ogni stagione leggiamo riferite a qualche società che durante la stagione abbandona in corsa, senza parlare di tutte le difficoltà che si sentono in estate quando le squadre devono trovare dei fondi per riuscire a partire con la nuova stagione regolare.
La mancanza di regole chiare e precise che assicurino la capacità di una dirigenza di far fronte ai pagamenti economici di tutto un anno, è senza dubbio il nodo principale da sbrogliare se si vorrà far crescere il movimento. Questi continui ritiri, con le classifiche modificate in corsa, con squadre che si ritrovano a fare salti in avanti o indietro di posizioni per aver vinto o perso contro la squadra di turno che lascia, sono una delle peggiori macchie di cui un campionato può macchiarsi. Eppure sono anni che questo “tumore” continua a propagarsi e ci si preoccupa di curarlo nell’immediato senza invece cercare di estirparlo totalmente per evitare che infetti altre parti.

Virtus Bologna e la pessima figura

Per fortuna il terremoto vissuto in casa Virtus Bologna non è stato assolutamente grave come quello capitolino, ma il teatrino nato attorno all’esonero-reintegro di coach Djordjevic è senza dubbio un’altra delle pagine buie per l’immagine di un movimento sempre più in difficoltà. La progettualità rimane un miraggio per gran parte delle società che molte volte sembrano vivere alla giornata, in balia degli umori di proprietari/dirigenti che spesso non hanno competenze tecniche sul basket perché provenienti da altri sport o da altre aziende, ma vogliono comunque dare giudizi di questo tipo facendo valere il loro peso.

Il Belinelli-Day proclamato dalla Segafredo Bologna per la scorsa domenica, con tanto di partita spostata come orario per poter essere inserita in diretta sul palinsesto RAI e quindi visibile in chiaro a tutti, doveva essere uno dei punti di maggior prestigio per la società e invece si è rivelato un autentico boomerang. Una comunicazione totalmente errata sul fatto che il giocatore avrebbe debuttato (e una totale mancanza di comunicazione interna tra staff tecnico e dirigenza evidentemente) quando poi invece si è scoperto che sarebbe infortunato (infatti il debutto dovrebbe avvenire contro Milano tra 2 settimane). Belinelli che è comunque tra i 12 ma non si riscalda neanche, Djordjevic che si fa espellere nel primo quarto e la sua squadra che perde contro Sassari. E poi il rumors dello strappo, il licenziamento dopo una riunione piuttosto tumultuosa, il messaggio su Instagram di Stefan Markovic, pretoriano del coach, che di fatto dà degli incompetenti ai dirigenti, e il susseguente reintegro del coach serbo come se praticamente nulla fosse successo.

Scelte prese più di pancia che di testa, proprio a voler rimarcare quella mancanza di lungimiranza e capacità di gestione che appartiene a troppe squadre del nostro campionato. Un miglioramento che senza dubbio dovrà fare la Virtus se veramente il sogno è quello di ritornare a giocare l’Euroleague nelle prossime stagioni. Se in Italia infatti la maggior parte della gente e la Federazione fa spallucce a tutte le cadute di stile e problematiche varie, in Europa e soprattutto in Euroleague le cose vengono prese più seriamente, e di conseguenza più serie devono diventare anche le società se vogliono entrarne a far parte.