Gli Atlanta Hawks dopo il mercato: volare verso i playoffs o cadere in picchiata?

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Protagonisti, ecco ciò che desiderano tornare ad essere i falchi di Atlanta. Protagonisti di una conference che li ha visti passare dalla finale dell’Est del 2015 (anno record con 60 vittorie) all’anonimato delle ultime 3 stagioni chiuse tutte con meno di 30 vittorie. Anni bui, anni difficili ma non anni inutili.

La luce in fondo al tunnel

Nel 2017 viene infatti scelto al Draft con la numero 19 John Collins e, nel 2018, sbarca in Georgia un mago di 185 centimetri per 80 chili che risponde al nome di Trae Young. Nonostante il continuo innesto di giovani prospetti però, la squadra è comunque sembrata sfilacciata, piena di ragazzi interessanti ma vuota di esperienza e di consapevolezza registrando, anche nella stagione passata, un record altamente negativo.

Adesso però è arrivato il momento di tornare a scrivere una storia importante, di scrollarsi di dosso la polvere delle ultime annate e di ambire, seriamente ai playoff. Le mosse della dirigenza, infatti, virano proprio in questa direzione. Dopo la stuzzicante scelta al Draft di Onyeka Okongwu, gli Hawks hanno deciso di puntare forte su questa free-agency individuando la possibilità di emergere in una Eastern Conference senza dei chiari padroni. Al contrario dei Suns infatti, l’altra squadra che meglio si è mossa in questa off-season, Atlanta non vede davanti a sé un re impossibile da detronizzare e contender agguerrite quanto rodate. Ad est infatti regna l’incertezza, il dubbio e non vi è clima migliore per favorire la comparsa di qualche outsider.

Padroni del mercato

In pochi giorni si sono ritrovati nel solito spogliatoio Rondo, Bogdanovic e il nostro Gallinari. Il primo ha appena vinto il suo secondo titolo da superstar assoluta portando in dote leadership e tanta tanta qualità. Il secondo è arrivato ad un punto della carriera in cui deve decidere cosa fare da grande: un eterno rimpianto o un All-Star indiscusso. E poi c’è il Gallo, approdato ad Atlanta quasi all’improvviso, dopo un’estate passata ad immaginarlo alla corte delle contender, ha deciso di sposare un progetto in cui lui deve guidare con la sua esperienza e con le sue qualità la rapida crescita dei ragazzi che si trova attorno.

Già perché oltre ai già citati, il roster degli Hawks può vantare dei diamanti grezzi come Reddish (1999), Hunter (1997) e Huerter (1998) capaci lo scorso anno di mostrare ottime qualità mischiate, ovviamente, ad errori grossolani che solo l’esperienza può piano piano smussare.

Un acquisto nuovo a tutti gli effetti è anche Clint Capela, centro ex Rockets arrivato praticamente gratis negli ultimi giorni di trade della scorsa stagione ma che, per colpa di un infortunio e della pandemia non è mai sceso in campo con la maglia biancorossa. Lo svizzero a 26 anni si trova nel pieno della maturità ed avrà dentro anche un fortissimo senso di rivalsa contro coloro che lo hanno scaricato dimenticandosi, molto velocemente, della sua fondamentale presenza nella cavalcata verso il titolo interrotta solo dalla squadra più forte mai esistita.

L’importanza dei ruoli

I giocatori elencati sono molti, talentuosi e con tanta voglia di dimostrare. In un campo di basket però si gioca in 5 e tutti coloro che scendono nel rettangolo devono essere consapevoli del loro ruolo e di ciò che devono fare. Non basta accumulare talento per definirsi una grande squadra (vero Clippers?). Il basket è, appunto, uno sport di squadra e solo in un gruppo affiatato ed unito possono poi emergere quelle individualità che permettono di fare il salto di qualità. Recentemente è già uscita la prima bomba direttamente dalla bocca del GM Schlenk, il quale ha affermato come Gallinari sia stato preso per entrare dalla panchina al posto di Collins con il quale, proprio Schlenk, dovrà discutere a breve anche l’estensione del contratto.

Che sia questa la prima crepa nel vaso degli Hawks? La sensazione è quella che Danilo sapesse già in partenza il ruolo che andrà a ricoprire, con la consapevolezza che nel basket moderno non conta come si iniziano le partite ma conta come si finiscono. Le squadre che puntano in alto non si limitano ad avere 5 buoni titolari ma necessitano di soluzioni che sappiano modificare il corso della gara e prendersi in mano la squadra nei momenti in cui alcuni hanno bisogno di tirare il fiato. In questa direzione va anche la scelta di Rondo, capace di fornire durante i playoff un clinic su come si debba entrare dalla panchina e incidere per portare la squadra verso la vittoria.

Sulla carta gli Hawks si presentano ai nastri di partenza con il giusto mix tra giovani in maturazione e veterani con le spalle larghe, pronti a guidare il timone durante gli inevitabili sbandamenti che una stagione NBA sicuramente presenterà. Adesso toccherà a loro, stabilire i vari ruoli dentro lo spogliatoio, remare tutti nella medesima direzione per schiarire definitivamente il buio degli ultimi anni, per allontanare le ombre di possibili implosioni, per tornare ad essere, di nuovo, protagonisti.