Avremo l’NBA a Natale: il 22 dicembre scatta la stagione 2020-21

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Dopo appena 72 giorni dall’ultima sfida, gara 6 delle Finals tra Lakers e Heat nella bolla di Disney World, la NBA prenderà il via con la stagione 2020-21 con una regular season da 72 partite. Sì perchè NBA e NBPA (associazione giocatori) hanno trovato l’accordo per ripartire il prossimo 22 dicembre, prima di Natale, che come da tradizione avrà il menù del Christmas Day per tutti gli appassionati in giro per il mondo. Scongiurata dunque l’ipotesi di partire il 18 gennaio, il Martin Luther King Day, la data preferita dai giocatori, in particolare diverse stelle.

Stop alle perdite e ritorno alla normalità

La NBPA è stata convinta ad accettare il 22 dicembre perchè la stessa NBA ha avuto forti pressioni dai network televisivi, pronti a chiedere di rivedere i contratti (ricchissimi) se non ci fossero state partite nel giorno di Natale. Inoltre, ESPN ha stimato una perdita tra i 500 milioni e il miliardo di dollari tra merchandising e altri ricavi derivanti proprio dal periodo delle festività. Considerate le ingenti perdite della passata stagione a causa della pandemia – circa 3.5 miliardi di dollari dal botteghino delle arene (il 40% dei ricavi) -, non era il caso di aumentare ulteriormente quella cifra.

Inoltre, era fondamentale avere una stagione che si chiudesse attorno alla metà di luglio per non interferire con le Olimpiadi di Tokyo che scattano il 23 luglio (principalmente per questioni di diritti televisivi) e per fare in modo di tornare ad un calendario più tradizionale dall’annata successiva 2021-2022.

Il calendario della stagione 2020-21, secondo The Athletic

  • 1 dicembre: inizio training camp per 3 settimane
  • 3/4 gare di preseason
  • 72 gare di regular season
  • 14 gare back-to-back per squadra
  • 25% riduzione dei viaggi
  • All-Star Break per 6 giorni a inizio marzo
  • Regular season finisce attorno al 16 maggio
  • Play-in tournament per le squadre dalla 7 alla 10 nella Eastern e Western Conference
  • Playoffs iniziano attorno al 22 maggio
  • Finals finiscono non oltre il 22 luglio

Schedule stile MLB e torneo Play-In

Il primo evento della nuova stagione sarà il Draft, fissato per il 18 novembre: un paio di giorni prima, il 16, potrebbe essere dato il via al mercato con la possibilità di fare scambi, mentre subito dopo, dal 19-20 novembre, potrebbe aprirsi la free agency. La volontà della NBPA è quella di dare il tempo ai giocatori che firmano per una nuova squadra di organizzarsi per trasferirsi entro l’1 dicembre, giorno di apertura dei training camps.

Capitolo schedule: l’obiettivo della NBA è quello di ridurre il numero di viaggi di circa il 25% e di giocare più partite possibili all’interno dello stesso mercato. Per questo si proverà ad emulare il baseball MLB e di giocare vere e proprie “serie”: ESPN ha ipotizzando due settimane tipo dei Lakers, la prima con tre gare allo Staples Center contro i Rockets, la seconda interamente in Florida, con due gare a Miami e due a Orlando. Questo discorso potrebbe valere per la città di New York con Knicks e Nets, ma anche al Texas o alla zona del Midwest con Chicago, Indiana, Milwaukee e Detroit.

Inoltre sarà confermato il “Play-In Tournament” e verrà allargato alle squadre dalla 7 alla 10 di ogni Conference per assegnare non uno, ma ben due posti playoffs. Evidentemente quanto visto nella bolla tra Blazers e Grizzlies, sfidarsi in partita secca per l’ottavo posto, è piaciuto ed è stato apprezzato, per cui si proverà a ripeterlo aumentando il numero di queste gare “dentro-fuori”.

Salary cap e “accantonamento”

Infine il discorso salary cap: resterà praticamente intatto, attorno ai 109 milioni di dollari, con 132 la soglia per la luxury tax, la tassa di lusso. Le parti hanno trovato un accordo per consentire di conservare questa cifra visto che, se il tetto fosse stato fissato in base ai ricavi dell’ultima stagione, distrutta dalla pandemia, si sarebbe arrivati ad un cap non superiore ai 90 milioni. L’NBA spera di poter presto riaprire le arene ad almeno il 25-50% della capienza in base alla situazione nei singoli stati, soprattutto si interverrà sul salario dei giocatori e sulla cifra che viene “accantonata” (il famoso escrow di cui si parla in questi giorni) in caso di emergenza e poi restituita: in situazione normale è del 10%, si è parlato di portarla addirittura al 40%, l’accordo dovrebbe prevedere un numero attorno al 18% per i prossimi due anni, per poi tornare al 10% dal 2022-23.