L’ennesimo fallimento Clippers: cosa fare ora?

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Nella notte si è consumato uno dei più grandi drammi della NBA moderna, almeno per la sponda Clippers di Los Angeles. La sconfitta subita in gara 7 contro i Denver Nuggets, dopo essere stati sopra 3-1 nella serie, peserà tantissimo oltre che nel presente anche nel futuro della franchigia. A ridere invece sono i Nuggets che riescono ancora una volta a recuperare e vincere in gara 7 come già successo contro gli Utah Jazz, mentre forse a sorridere sarà l’altra squadra di LA, i Lakers, che eviteranno il derby in Finale di Conference e troveranno una squadra contro cui potrebbero accoppiarsi più facilmente e con giocatori alla prima esperienza a questo livello.

Dai sogni di vittoria al fallimento


Inutile nascondersi: i Clippers puntavano al Titolo NBA. Non alla Finale di Conference, ma ad arrivare proprio in finale e cercare di portarsi a casa il Larry O’Brien Trophy. Per questo era stata costruita questa squadra l’estate scorsa, smantellando totalmente il roster precedente e puntando su due All-Star come Kawhi Leonard e Paul George, sfrando il salary cap e cedendo tantissime scelte al Draft e giocatori futuribili. L’uscita quindi in semifinale e le tantissime difficoltà incontrate nei playoffs quindi non possono essere che definite come un vero fallimento. Una stagione strana sicuramente, ma che i Clippers hanno “perso” accorciando ancora le loro chance di vittoria con questo gruppo: le due Stelle infatti hanno ancora solamente 1 anno di contratto e poi avranno una player option per uscire.
Un fallimento totale per come le due Star hanno giocato la decisiva gara 7 sotto pressione, ma anche per tutto il supporting cast che ora andrà analizzato e mantenuto o ricostruito, oltre che per lo staff tecnico, letteralmente distrutto nelle ultime 3 partite da quello dei Nuggets.

Coach Rivers al capolinea?


Difficile che Doc Rivers faccia un passo indietro e altrettanto difficile che la società decida di esonerarlo visto l’ottimo rapporto che ha con i giocatori chiave della squadra. Ma i Clippers avrebbero veramente bisogno di rinnovarsi da quel punto di vista, cambiando rotta, cambiando gioco, cambiando facce, cambiando atteggiamento. Al suo settimo anno sulla panchina dei Clippers, l’ex Magic e Celtics ha raccolto appena 3 uscite alle semifinali di Conference e 3 uscite al Primo turno, pur avendo avuto a disposizione squadre di notevole livello (Paul-Griffin-Jordan prima Leonard-George ora) e sembra sempre più vivere di rendita per il titolo vinto con Boston ormai nel lontanissimo 2007/08.
Le sue squadre continuano a mostrare sempre gli stessi problemi: scarsissimo gioco corale, costanti isolamenti e 1 contro 1, nervosismo e difficoltà nelle partite con pressione. Cambiano i giocatori ma restano i difetti, e allora forse sarebbe da chiedersi se il vero problema non sia il coach. Nella serie contro i Nuggets (ma anche quella contro dei Mavericks a mezzo servizio in cui i Clippers hanno rischiato di uscire) Rivers non ha apportato un singolo aggiustamento al suo game plan e al suo gioco, e anzi la squadra che aveva mostrato brani difensivi incredibili nella regular season si è sciolta proprio nella metà campo che fa vincere i Titoli, sotto i colpi di Murray e le visioni di Jokic.
In attacco questa idea di non giocare quasi mai in transizione e di potersi salvare sempre con le hero-ball e dando tutto il peso dell’attacco sulle spalle a turno a Leonard, George e Williams non ha pagato, come non aveva pagato anni fa con Paul e Griffin.
Evidentemente la lezione non è servita.

La delusione Paul George e gli altri


Ci si aspettava tantissimo dai Clippers e dal supporting cast che avrebbe dovuto assistere Leonard come avevano fatto i Toronto Raptors. Ma la differenza di gioco e mentalità tra la franchigia canadese e quella losangelina è abissale: da una parte c’era una Squadra che giocava coralmente e ovviamente puntava sulla sua Stella per i momenti decisivi, dall’altra parte abbiamo visto invece dei giocatori in campo contemporaneamente che speravano a ogni possesso che il loro leader li salvasse.
Leonard ci ha provato, è stato comunque eroico per tutta la serie firmando 24.3 punti, 8.6 rimbalzi, 5.9 assist, 2.3 recuperi di media, ma non ha trovato nessun tipo di supporto dai compagni. George da secondo violino si è trasformato in prima zavorra: nelle ultime 3 sconfitte ha chiuso con 23 punti ma tirando il 38% da due e il 33% da tre, perdendo 2.7 palloni con un -15.3 di plus/minus (il peggiore dei suoi).

Harrell e Williams che avevano fatto la fortuna dei Clippers soprattutto l’anno scorso uscendo dalla panchina, sono sembrati totalmente fuori forma (il fatto di essere usciti dalla bolla per vari motivi e aver cominciato dopo gli altri a giocare ha sicuramente influito) e, sempre nelle ultime 3 sconfitte, hanno contribuito per appena 18 punti di media, tirando malissimo (Williams il 18.2% da tre), e non dando niente altro in campo (Harrell appena 3.2 rimbalzi di media) e anzi togliendo tantissimo, essendo i due peggiori difensori, esposti costantemente dall’attacco dei Nuggets che li hanno puniti di continuo.

Il futuro è già oggi


Per i Clippers ci sarà da rimboccarsi le maniche da subito perché con la prossima stagione che non si sa quando inizierà non c’è tempo da perdere. Harrell e Marcus Morris andranno in scadenza di contratto e soprattutto il primo visto anche il premio di Sesto Uomo dell’Anno batterà pesantemente cassa, quindi sarà da fare una scelta importante, perché comunque questa squadra ha mostrato evidenti limiti e andrà per forza di cose rinforzata e risistemata, forse partendo proprio dal coach.