Draft NBA: Deni Avdija è il nuovo diamante grezzo israeliano

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Restando in attesa di avere novità da parte della NBA sulla ripresa o meno del campionato in corso o di un’eventuale cancellazione, i giorni che ci separano dal prossimo Draft 2020 diminuiscono (anche se ovviamente la data è stata spostata in avanti rispetto a quanto previsto.
Oggi proviamo a capirne di più su Deni Avdija, talentino israeliano classe 2001 in forza al Maccabi Tel Aviv che tanto ha impressionato gli scout e che nel nostro Mock Draft 2020 è proiettato nella Top 10, ma attenzione alle possibili sorprese e a una sua salita nella parte altissima del tabellone!

Se per le prime 3 posizioni sembra essere soprattutto una sfida tra Wiseman, Edwards e Ball (ma molto dipenderà dall’ordine di scelta delle squadre) Avdija potrebbe giocarsi le posizioni successive con l’altro international Hayes, con il figlio d’arte Anthony e con la sorpresa Toppin.

Deni Avdija

NBA Comparison: Dario Saric/Danilo Gallinari

Nato a Tel Aviv da famiglia serba Deni è un figlio d’arte, il padre Zufer ha giocato con la Stella Rossa e con la Nazionale Jugoslava, e tutta la sua carriera finora ha gravitato attorno al Maccabi. Prototipo della point-forward moderna è dotato di un gran fisico (2.05 metri per 100 chili) che gli permette di giocare sia ala piccola che ala forte, ma talmente versatile da poter anche avventurarsi come guardia all’occorrenza.
Esploso letteralmente agli Europei Under 20 nel 2019 (vincendo la medaglia d’oro e il titolo di MVP), quest’anno ha trovato più spazio in campionato con il Maccabi (19 partite – 12.2 punti, 6.1 rimbalzi e 2.3 assist di media) che in Eurolega (26 partite – 14 minuti, 4 punti, 2.6 rimbalzi, 1.2 assist di media) dove però nelle ultime sei partite aveva iniziato a giocare molti più minuti andando anche tre volte in doppia cifra.

Avdija è sicuramente un giocatore particolare con caratteristiche che altri giocatori in questo Draft non hanno: non è uno scorer puro capace di mettere a referto valanghe di punti e neanche un attaccante di 1 contro 1 come potrebbero esserlo altri suoi “avversari” ma compensa il tutto con la versatilità.

Punto di forza

Senza dubbio la principale caratteristica è la sua abilità come ball handler e come playmaker: grande visione di gioco, bravo a gestire i ritmi dell’attacco, ottimo passatore sia a difesa schierata che in campo aperto. Uno degli aspetti che hanno intrigato maggiormente gli scout è la sua capacità di giocare il pick ‘n roll sia da portatore di palla sia da bloccante dove è in grado di crearsi dei mismatch fisici.
Bravo in post basso dove si trova a suo agio per crearsi un tiro o premiare un compagno, e suoi tagli dal lato debole dove può sfruttare il suo fisico che compensa un primo passo non fulmineo.

Inoltre da tenere d’occhio anche la sua versatilità difensiva dove è in grado di tenere sia i giocatori più fisici, sia cambiare sugli esterni avversari pur non avendo una grande mobilità laterale, ma soprattutto dove è in grado di leggere in anticipo il gioco facendosi trovare spesso pronto nelle rotazioni.

Punto debole

Il punto più carente nel gioco offensivo dell’israeliano è il tiro da tre punti (27.7% in Eurolega, 37.5% in campionato) e il tiro libero (55.6% in EL e 50.9% in Israel Basketball Super League) troppo poco continuo per poter eccellere nella NBA moderna; così come la sua capacità di crearsi un tiro dal palleggio, viste le sue percentuali non ottimali come spot-up shooter .

L’altra falla nel suo gioco offensivo è la mancanza di esplosività che non gli permette di andare al ferro con facilità e la mancanza dell’uso della mano debole. In NBA dove le difese massimizzano sui difetti degli attaccanti, il suo voler andare costantemente al ferro con la mano destra potrebbe rivelarsi un vero problema, sia per segnare ma anche per creare gioco per i compagni.