Draft NBA: LaMelo Ball il talento più puro, fenomeno con lati oscuri

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Compirà soltanto 19 anni il prossimo agosto ma LaMelo Ball ha già vissuto diverse vite finora. Il terzo e più talentuoso figlio dell’istrionico Lavar Ball ne ha viste e fatte di tutti i colori, dalle partite coi fratelli al liceo locale di Chino Hills all’esperienza in Australia passando per la scelta di andare a UCLA, poi l’avventura in Lituania col Prienai, poi gli LA Ballers creati da papà e infine lo Spire Institute in Ohio, una prep school che di fatto lo ha rimesso sulla “strada giusta”. Nonostante queste peripezie, il talento di Lamelo non è stato intaccato e secondo molti è il miglior prospetto tra tutti quelli che si presenteranno al Draft NBA 2020. Il potenziale è da uomo franchigia, solo che ci sono tante incognite da valutare, comprese la personalità e l’influenza di papà Lavar, una diffidenza che ancora oggi perseguita il fratello maggiore Lonzo.

Dopo aver parlato di Anthony Edwards, probabile numero 1 assoluta del Draft, e di James Wiseman, uno dei giocatori con maggiore potenziale, proviamo ora ad analizzare il personaggio e il gioco di LaMelo Ball, probabilmente il talento più puro di tutto il board, pur con dei limiti e delle incognite a livello caratteriale.

LaMelo Ball

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Partendo dal presupposto che LaMelo non è più quel ragazzino impertinente che al liceo si divertiva a tirare da metà campo, è comunque rimasto un ball handler molto istintivo, dalle grandi doti e grandi visioni, un passatore terrificante e per certi versi unico, soprattutto abbinato ad un corpo filiforme e con lunghe leve, visto che siamo attorno ai 2 metri. Il dubbio principale è che finora Ball non ha mai giocato in un contesto organizzato e strutturato dove di potesse valorizzare e sviluppare il potenziale.

La sua stagione in Australia è durata praticamente due mesi, ottobre e novembre, poi si è fatto male e a gennaio è tornato in America per preparare il Draft. Con lui gli Illawarra Hawks hanno vinto 3 gare su 12 (tutte contro Cairns Taipans), ciò nonostante è stato il Rookie of the Year dell’NBL e ha messo numeri interessanti: 17 punti, 7 rimbalzi, 7 assist, 2.5 perse, col 72% ai liberi e un misero 25% da tre su quasi 7 tentativi a gara. Le sue ultime due partite sono state le migliori, due triple doppie in fila: 32+11+13 con 11 su 20 dal campo giocando 40′ (vittoria) e 22+12+10 con anche 6 perse e 1 su 11 da tre (sconfitta).

Punto di forza

Come detto è molto lungo e rapido per il ruolo, ha fisico per tenere la posizione e può diventare un difensore d’élite sulla palla, come Lonzo. Quello che spicca sono gli istinti, il talento puro, il ball handling esagerato e la capacità di passaggio, soprattutto a una mano dal palleggio, con visioni e linee davvero incredibili: è una minaccia da subito perchè spesso prende il rimbalzo e parte in transizione, e ha già visto a chi dare la palla. Devastante la creatività sul pick and roll, la capacità di splittare, di attaccare il ferro e anche di muoversi senza palla, è un discreto tagliante. Anche in difesa è istintivo, va per la rubata, per l’anticipo, per le “imboscate”.

Punto debole

Due enormi incognite: il tiro e la sua disciplina in campo. E’ un tiratore rivedibile, per meccanica e per scelte: il tocco è buono ma spesso eccede coi floater e prende triple senza alcun senso rispetto al momento della gara. E’ imprevedibile, spesso troppo sufficiente e leggero. Oltre tutto fatica a finire nel traffico e al ferro se non ha battuto l’uomo e creato un vantaggio: da lì derivano gli eccessivi floater e le scelte errate. Infine la difesa dove è totalmente indisciplinato e lontano da un’idea di lavoro di squadra: gioca sempre sugli istinti e si limita, passa dietro ai blocchi, non ruota dal lato debole, è in ritardo sui cambi e in generale è assente quando è lontano dalla palla.