Draft NBA: forza fisica e atletismo, Edwards è il candidato alla #1

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L’attesa estenuante di notizie positive circa la chiusura della stagione NBA 2019/2020 ha avuto effetti anche sul prossimo Draft e sulle modalità di valutazione dei giocatori: impossibile vederli giocare in partite che contano, impossibile valutarli al Draft Combine o ai Camp delle squadre. Se la Lega decidesse di annullare la stagione in corso causa CoVid19 e cercasse di programmare l’inizio della prossima per le franchigie sarebbe già tempo di pensare seriamente a chi scegliere, in quello che potrebbe essere il Draft NBA più strano e indecifrabile di sempre.

Proviamo allora a conoscere meglio i giocatori, i loro punti di forza e i punti deboli oltre a una piccola comparazione tecnico/fisica con qualche giocatore NBA più conosciuto (solamente per farsi un’idea del tipo di giocatore), così da arrivare anche noi al prossimo Draft un po’ più preparati su chi potranno essere (forse) le future Star NBA.

Anthony Edwards

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Votato come miglior freshman della Southeastern Conference Edwards è considerato il principale candidato ad essere chiamato con la #1 assoluta dopo aver viaggiato oltre i 19 punti e 5 rimbalzi di media in stagione con Georgia. Le sue percentuali al tiro non sono state eccellenti (40.2% dal campo e 29.4% da tre) ma la sua capacità di attaccare il ferro (50.4% da due) e la sua etica al lavoro hanno compensato queste lacune.

Punto di forza

I suoi 193cm di altezza vengono compensati da un’apertura alare di quasi 206cm e un livello di atletismo tale da renderlo un giocatore davvero interessante. Atletico ma anche forte fisicamente, due caratteristiche che gli permettono di attaccare il ferro con grande potenza ed esplosività, chiudendo bene nel traffico anche contro avversari più alti di lui.
Per il ruolo inoltre è un buon rimbalzista e un difensore tutt’altro che da sottovalutare, sia sulla palla grazie a una mobilità di piedi notevole, sia in aiuto dove ha grande tempismo per le stoppate.

Punto debole

Il tiro dalla lunga distanza rimane il grande dubbio visto cosa viene sempre più ricercato nelle guardie in NBA. Il suo range di tiro è buono e l’ha già dimostrato ma la frequenza con il quale lo prende e lo spazio che ha bisogno per tirare con fiducia restano un grande punto di domanda.
Pur avendo fatto vedere di essere un attaccante di alto livello il suo gioco si fossilizza un po’ troppo su canestri al ferro o tentativi da tre punti, senza esplorare il mid-range con arresti-e-tiri o floater per evitare di prendere sempre tiri contestati.