Bryant, Duncan e Garnett entrano nella Hall of Fame NBA

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Il CoVid19 ha purtroppo fermato il basket giocato in tutto il mondo e con esso anche tante attività collaterali. Negli States però si è tenuta un’importante decisione che era già in parte prevista ma che finalmente è diventata ufficiale: la nomina per entrare nella Hall of Fame di Springfield!

E i nomi della classe 2020, prima indicati come finalisti e poi capaci di ottenere almeno 18 voti su un totale di 24, sono veramente importanti soprattutto perché coinvolgono 3 campioni NBA del recente passato.

Kobe Bryant

Il primo e più atteso, che ovviamente porta con se anche qualche velo di tristezza, è Kobe Bryant, che al primo anno di eleggibilità possibile ha ricevuto subito l’ingresso. 5 titoli NBA vinti, il premio di MVP, 2 medaglie d’oro Olimpiche, 18 convocazioni per l’All-Star Game oltre a tutti gli altri riconoscimenti e record. L’assurda tragedia che l’ha colpito ha solamente accelerato l’ingresso nella HOF del basket, un riconoscimento che l’ex Lakers aveva conquistato sul campo negli anni in cui non solo ha giocato, ma ha onorato questo sport grazie al suo incredibile impegno profuso ad ogni singola partita.

Tim Duncan

Acerrimo nemico di Bryant nelle furiose sfide playoffs tra Lakers e Spurs, Tim Duncan è stato una vera icona NBA degli anni 2000 e di inizio 2010. Anche per lui come per Kobe ci sono in bacheca 5 titoli NBA, 3 volte MVP delle finali, 2 volte MVP NBA, 15 apparizioni all’All-Star Game, ma oltre a tutti i record personali l’ex neroargento incarnava perfettamente il ruolo di leader di squadra, silenzioso ma che dimostrava con i fatti ai compagni cosa fare. Oggi siede sulla panchina di San Antonio vicino al suo mentore, coach Gregg Popovich, ed è destinato probabilmente a prenderne l’eredità tra qualche stagione quando Pop deciderà che sarà arrivato il tempo di farsi da parte.

Kevin Garnett

Totalmente diverso da Duncan (e infatti i due non erano amici) ma altrettanto leader: Kevin Garnett è un altro di quelli capaci di segnare un’epoca. Entrato in NBA direttamente dall’High School è diventato prima icona ai Minnesota Timberwolves e poi ai Boston Celtics con cui ha vinto un titolo nel 2008 e ne ha sfiorato un altro contro i Lakers. 15 volte All-Star, MVP nel 2004, una medaglia d’oro olimpica, miglior difensore NBA nel 2008 (ma è stato uno dei migliori per tanti anni nel sistema Celtics), “The Big Ticket” ha messo Minnesota sulla mappa NBA e poi ha riportato agli antichi fasti i biancoverdi.

Gli altri introdotti

Non solo Bryant e Duncan, anche Tamika Catchings è rimasta fedele per tutta la sua carriera a una sola squadra WNBA, le Indiana Fever. Il suo palmares è notevole: campionessa WNBA e Finals MVP 2012, MVP 2011, 10 All-Star Game, rookie dell’anno WNBA e 5 volte miglior difensore della lega. Oltre a 4 medaglie d’oro olimpiche! Una vera e propria leggenda per quanto riguarda il basket femminile.

Arrivata notevolmente in ritardo l’introduzione per Rudy Tomjanovich, il coach che ha regalato agli Houston Rockets (con i quali è rimasto 34 stagioni da giocatore, assistente e head coach) ben due titoli NBA insieme ad Hakeem Olajuwon.

Non solo NBA e WNBA perché a trovare spazio sono anche 3 coach della NCAA, maschile e femminile: Eddie Sutton, votato 4 volte miglior allenatore NCAA alla guida di Chreighton, Arkansas, Kentucky e poi Oklahoma State, raggiungendo tre volte le Final Four.
Kim Mulkey vincitrice di 3 titoli NCAA (nel 2005, nel 2012 e nel 2019) a capo delle Baylor Bears con addirittura 17 apparizioni al torneo NCAA, e unica persona ad aver vinto un titolo nazionale in campo, in panchina da assistente e in panchina da capo allenatrice.
Barbara Stevens capace di raccogliere oltre 1.000 vittorie in quattro decenni in panchina a livello NCAA.

Infine spazio anche per Patrick Baumann che come Kobe però purtroppo non potrà essere presente alla cerimonia di induzione che si terrà in Massachusetts il prossimo 29 agosto essendo venuto a mancare a fine 2018. Baumann è stato a lungo a capo della FIBA ed era membro anche del CIO.