Italbasket eliminata, non è un fallimento ma ci va vicino

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Ancora una volta l’epilogo è lo stesso. L’Italia esce da una competizione FIBA con l’amaro in bocca, consapevole di aver buttato via una occasione. Se le sconfitte con Lituania, Serbia e Croazia (le ultime tre significative in tornei importanti o nel pre-Olimpico) potevano essere “giustificate” da diversi motivi, quella subita contro una delle versioni della Spagna più deboli degli ultimi anni lascia veramente tanta delusione.

Il terzo posto nel girone della seconda fase ci condanna all’eliminazione e a tornare a casa iniziando a pensare al prossimo Preolimpico.

Non può essere considerato un fallimento perché si sapeva che dopo aver passato il primo girone eliminatorio ci si sarebbe scontrati contro delle Nazionali forse più forti di noi, ma questo caso non sembra essere proprio veritiero, perché la Spagna di questi Mondiali non sembrava essere così più forte dell’Italia. Ma ancora una volta gli azzurri escono e lo fanno nello stesso identico modo degli ultimi anni.
La sconfitta con le Furie Rosse che ha decretato l’eliminazione degli azzurri dalle migliori otto del Mondiale in Cina non preclude la presenza al prossimo torneo Pre-Olimpico, ma espone ancora una volta questo gruppo alle solite critiche e alle solite considerazioni: cambiano allenatori, giocatori, avversari, ma il nucleo con Gallinari, Belinelli e Datome non è mai riuscito ad andare oltre un certo livello.

1° tempo con Portorico l’emblema del semi-fallimento

Se contro la Spagna qualche buon segnale c’è stato (ed anche con la Serbia gli azzurri non hanno giocato male), a parte il clamoroso blackout nel finale visto e rivisto ormai da tantissimi anni, la sfida contro Portorico che non aveva alcun senso a livello di classifica (qualcuno prima o poi dovrà spiegare il senso di avere così tante partite inutili in un Mondiale) ha messo in mostra tutti i limiti mentali di questo gruppo. Un primo tempo (e metà terzo quarto) giocato senza la giusta intensità e concentrazione, 25 minuti imbarazzanti per l’Italia che è andata sotto anche di 26 punti contro una nazionale nettamente più scarsa a livello di talento ma che aveva voglia di provare a vincere la partita, almeno per l’amor proprio.
I nostri invece non ci hanno nemmeno provato per due quarti e mezzo, iniziando a difendere e giocare in transizione come piace a Sacchetti solamente negli ultimi 15 minuti, dove hanno completamente cambiato faccia e marcia (soprattutto grazie a Filloy e Tessitori che hanno dato una scarica incredibile), ribaltando di fatto anche il risultato.
Una vittoria che però non cambia il pessimo atteggiamento avuto inizialmente e che troppo spesso si è visto in questo gruppo in questi anni.

Il futuro… tutt’altro che roseo

Questo nucleo di giocatori ha senso facciano ancora parte, integralmente, del futuro della Nazionale? Sono passati tanti anni e tante delusioni che forse potrebbe essere arrivato il momento di un ricambio generazionale, almeno in parte. Dare maggiore spazio ai vari Abass, Della Valle, Flaccadori, Moretti, Tonut, Spissu, cercando di farne la nuova ossatura, anche perché gli “anziani” del gruppo ormai hanno una certa età ed un certo chilometraggio nelle gambe e nei prossimi impegni con la maglia azzurra potrebbero non esserci.
Belinelli, il principale colpevole indicato per la sconfitta dell’Italia (ma dargli la palla ogni volta a pochi secondi dalla fine senza aver creato nulla e poi lamentarsi se lui sbaglia il tiro non è propriamente la cosa giusta da fare) non è di questo avviso.

Per ripartire, però, ci sarà bisogno di energie fresche. Vero probabilmente tornerà Nicolò Melli fermo per un problema al ginocchio e per la sua nuova avventura in NBA, ma serviranno anche gli inserimenti dei vari Davide Moretti (reduce dalle ottime esperienze in NCAA) e Nico Mannion, grandissimo fenomeno delle high-school americane che l’anno prossimo sarà ad Arizona University.
Potrebbe però non bastare, perché come si dice da tanti anni serve una riforma basket italiano che possa aiutare un movimento sempre più in crisi, che porta ad avere anche buone nazionali giovanili (ad esempio il bronzo vinto quest’anno dall’Under 16) ma giocatori poi incapaci di imporsi a livelli più alti e quindi incapaci di essere incisivi quando dovrebbero passare nella nazionale maggiore.

Gianni Petrucci, presidente della Fip, ha analizzato il presente e il futuro di Italbasket a Repubblica:

Mi sono preso le mie colpe, ma io non vado in campo. E non do colpe ai giocatori o all’allenatore. Ma i risultati non vengono.
Un presidente federale non può creare giocatori, a quello devono pensare i tecnici, gli allenatori, gli scout. Io devo ringraziare le società e i presidenti, che sono stati disponibili a concederci i giocatori. La federazione non può fare nulla oltre quello che sta facendo. E’innegabile che per alcuni la Nazionale sia diventata un peso.

Qualcuno ha scritto che dovrei dedicarmi di più a ricreare le basi del movimento piuttosto che alla battaglia politica dentro il Coni. Io ritengo che vadano fatte le battaglie che si possono vincere.