Kemba Walker sceglie Boston: è l’uomo giusto per il post Irving?

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Kemba Walker, alla fine, ha scelto i Celtics. La guardia 29enne, campione NCAA con UCONN nel 2011, ha firmato un quadriennale da 141 milioni di dollari. Boston si è accordata con Charlotte adottando la formula, molto in voga in questa free agency, del sign and trade: in cambio di Kemba ed una futura seconda scelta al Draft, Charlotte ha ottenuto Terry Rozier ed una futura seconda scelta protetta. Walker, che indosserà dal prossimo anno la canotta numero 8 – il suo storico 15 è uno dei tanti numeri ritirati dai Celtics -, chiude ufficialmente la sua avventura con gli Charlotte Hornets, dopo 8 lunghi anni avari di successi di squadra, ma, su di un piano strettamente individuale, assolutamente positivi (3 volte all-star e miglior realizzatore nella storia della franchigia).

Walker è arrivato a questa decisione, che segna una svolta importante nella sua carriera, dopo una lunga trattativa per il rinnovo con Charlotte, e dopo essere diventato, per la prima volta in carriera, unrestricted free agent. Pare che l’offerta finale degli Hornets sia stata molto più bassa dei 220 milioni del super max-contract, a cui Walker avrebbe avuto diritto perché entrato nel terzo quintetto All-NBA al termine della stagione. A fronte di varie proposte – si è parlato di interessamenti e offerte da Dallas, New York, Lakers -, Walker ha scelto di sposare il progetto offertogli da Danny Ainge, accettando così, automaticamente, il non semplice ruolo di sostituto di Kyrie Irving, partito alla volta dei Brooklyn Nets.

L’eredità di Kyrie Irving

Se è vero che l’esperienza coi Boston Celtics del playmaker ex campione NBA coi Cavs non si possa certo definire un successo, ed  ha anzi tutta l’aria di un fallimento, visto le enormi aspettative costruite attorno a lui ed alla squadra, è altrettanto innegabile che non ce ne siano molti in giro più forti di Irving, almeno sotto l’aspetto tecnico. Walker, pur venendo da una stagione straordinaria – è stato il solo, insieme a Bradley Beal, a realizzare più di 25 punti e più di 5 assist a partita, giocando tutte le 82 partite in stagione -, che l’ha visto accedere con merito all’ All-Star Game di Charlotte, non sembra ancora essere un giocatore dello stesso livello dell’ex “11” dei Celtics. Tuttavia, è sul piano della leadership che Walker può e deve fare molto meglio di quanto fatto da Kyrie Irving negli ultimi due anni.

Walker, se vuole che i Celtics abbiano una vera chance di competere per il titolo, dovrà riuscire a fare ciò che Irving non è stato in alcun modo in grado di fare: essere da esempio in campo ed a parole, riducendo al minimo le esternazioni pubbliche negative nei confronti della squadra (soprattutto verso la sua componente più giovane); lasciare alla segretezza dello  spogliatoio ciò che deve rimanere nello spogliatoio, evitare insomma di creare tutto quel marasma, fatto di illazioni, risentimenti e  dichiarazioni al vetriolo tra stessi compagni di squadra, che ha danneggiato i Celtics lungo tutta la scorsa stagione (e di cui Irving è stato enorme parte attiva). Ma di quali Celtics Kemba Walker dovrà essere leader?

I nuovi Boston Celtics

La free agency 2019 si è abbattuta come un tornado sulla gloriosa franchigia del Massachusetts. Oltre naturalmente a Kyrie Irving, anche Al Horford ha scelto di sposare una causa diversa da quella Celtics (quadriennale da 109 milioni a Philadelphia), ed a questi si aggiunga Marcus Morris, accasatosi alla corte dei New York Knicks. In sostanza, tutti e 3 i principali free agent di Boston, nonché pilastri delle ultime stagioni, hanno preferito lasciare. Aron Baynes è stato un altro illustre partente (mandato a Phoenix insieme a Ty Jerome, scelto alla 24 al Draft di quest’anno); il reparto lunghi ha goduto però di rinforzi quali Theis, rifirmato con un biennale a dieci milioni, e sopratutto Enes Kanter, il secondo principale innesto dopo Kemba Walker: per lui due anni di contratto a 10 milioni di dollari.

Ad oggi, i nuovi Boston Celtics sembrano una versione meno equipaggiata a competere per i gradini più alti del podio rispetto quella delle ultime due stagioni. Si ha la netta sensazione che il mercato NBA gli abbia tolto di più di quanto non gli abbia fatto guadagnare. Gli assetti difensivi saranno da modellare con molta attenzione; è in questa metà campo, infatti, che la nuova versione dei Celtics sembrerebbe deficitare maggiormente: Kanter, Hayward, Theis (e lo stesso Walker) non offrono grandi garanzie in tal senso. E tuttavia, aver tolto qualche gallo di troppo nel pollaio potrebbe, magari, rivelarsi una scelta azzeccata; con Walker playmaker della squadra, i vari Tatum e Jaylen Brown potrebbero avere meno pressione e più libertà nell’esprimere il loro definitivo potenziale. Tante squadre che parevano essersi indebolite in estate hanno poi finito per fare una stagione migliore della precedente, e proprio perché prive di quei giocatori ritenuti fondamentali. Questo è di sicuro quello che si augurano tutti i tifosi dei Celtics, saranno il tempo ed il campo, però, ad emettere l’ultimo responso.