Con Davis ai Lakers inizia una nuova era: sono i favoriti per il titolo?

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Anche ad L.A., sponda Lakers, il mercato dell’estate 2019, che resterà a lungo negli annali NBA, ha portato novità clamorose. Nelle ore più calde della free agency, però, quando la Lega veniva rivoltata come un calzino, i Lakers, già forti dell’acquisizione di Davis, sembravano l’unica squadra rimasta al palo. Quell’incomprensibile immobilismo pareva nascondere un tacito accordo col free agent più richiesto, mr. Kawhi Leonard. Tutti sappiamo come è andata a finire, anche se, per stessa ammissione del diretto interessato, pare che Leonard non sia stato tanto lontano dal vestire i colori gialloviola.

Così, Pelinka, GM della squadra, anziché affiancare un terzo “pesante violino” a Lebron e Davis, ha optato per una maggiore profondità del roster, con ogni probabilità, la scelta più saggia. Nonostante quell’apparente immobilismo, si diceva, alla fine, i Lakers sono riusciti a firmare giocatori del calibro di Danny Green, fresco campione NBA, Avery Bradley, in cerca di riscatto dopo due stagioni tutt’altro che esaltanti, e “Boogie” Cousins, che ritrova AD dopo la positiva esperienza vissuta insieme ai Pelicans.

“O il titolo o la morte!”

Sono stati poi rifirmati Rondo, Caldwell-Pope e Javal McGee. C’è anche Kyle Kuzma, di cui si sente parlar poco ma sul cui valore c’è poco da discutere, l’unico “superstite” di quei giovani Lakers andati a New Orleans nell’affare Davis; e giocatori estremamente validi come Quinn Cook ed il veterano dalle mille battaglie Jared Dudley. Insomma, la squadra per il prossimo anno c’è, e può competere seriamente.
La domanda vera è se sia in grado o no di arrivare fino in fondo.

Pelinka ha dichiarato che se non dovesse arrivare il titolo a fine stagione, sarebbe un fallimento. Questa, che può apparire come una sparata, a conti fatti non lo è, poiché i Lakers non possono assolutamente permettersi una stagione simile a quella dell’anno scorso. Lebron non se la può permettere. Ai blocchi di partenza, L.A. ha tutte le carte in tavola per competere con le migliori squadre ad ovest, sopratutto, perché tutte o quasi sono drasticamente cambiate nei principali effettivi.

I punti interrogativi

Visto e considerato l’assetto dei Los Angeles Lakers per la stagione 2019/2020, sorgono spontanei alcuni dubbi che, se irrisolti, pregiudicherebbero non poco le chance per il titolo. Il primo, e più importante, è la difesa. Così com’è, la squadra sembra principalmente, se non esclusivamente, votata all’attacco. Il reparto lunghi annovera solo McGee e Cousins, nessuno dei quali è un vero “rim protector”(Javal lo sarebbe, ma è affidabile solo in determinati momenti della partita), ed anzi Cousins è tutto fuorché un buon difensore.

In generale, questa è una squadra che difetta di (grandi) difensori. Gli innesti di Green e Bradley vanno in tal senso, ma il primo non è certo quello della versione spursiana ed il secondo, come detto, viene da due anni di “bassi”. Si aggiunga poi che le squadre di Lebron non hanno mai brillato – per usare un eufemismo – negli ultimi anni per apporto difensivo, anche e sopratutto per via dello scarso o nullo sforzo che il Re tende ad impiegare in questa metà campo in contesti quali la stagione regolare. Ed è proprio per questo motivo che i Lakers potrebbero tranquillamente piazzarsi al primo posto, così come all’ottavo della Western Conference: tutto dipenderà dalla loro difesa.

Altro enigma è rappresentato dal coaching staff, interamente nuovo e guidato da coach Frank Vogel. Vogel viene da un anno di inattività, preceduto da due stagioni molto difficili alla guida degli Orlando Magic. Il suo profilo, se raffrontato con quello dei colleghi seduti sulle principali panchine ad Ovest, è di livello decisamente inferiore. Sono ormai lontani gli anni delle due finali di Conference con i Pacers, entrambe andate a favore degli Heat di Lebron. Ad assisterlo è stato messo infatti Jason Kidd, personalità molto vicina e gradita al Re: vedremo se questo sarà sufficiente a far sì che Lebron decida di “farsi allenare” dal suo nuovo head coach. Oltre a questo, Vogel dovrà esser in grado di gestire uno spogliatoio ingombrante, pieno di veterani ed intossicato dalla pressione di dover vincere a tutti i costi. Lo aspetta un lavoro durissimo.

Le mille frecce nell’arco

Dall’altra parte, però, i Lakers possono contare su di un arsenale offensivo da far spavento. La coppia Lebron-Davis può essere il duo più forte dell’intera lega e, se assistita dal titolo, entrare nella gloriosa storia dei duo vincenti dei Lakers. Cousins, Kuzma, tiratori come Caldwell-Pope e Green: tutta gente con molti punti nelle mani. Per quanto siano carenti “di là”, in questa metà campo c’è un’abbondanza fuori dal comune, capace di renderli veramente i primi della pista. Inoltre, i Lakers hanno scientemente tenuto un posto libero nel roster, il quale dovrebbe, nelle loro intenzioni, venir ricoperto da Andre Iguodala. Ciò potrà avvenire solo se Memphis concederà all’ex Warriors il buy-out (con una trade sarebbe estremamente più difficile). Tutto, ad oggi, lascia pensare che questo trasferimento avverrà ed è inutile star qui a rimarcare l’importanza di un acquisizione del genere: mentalità da titolo, ed apporto significativo in entrambe le metà campo, questo vorrebbe dire Iguodala in breve (nonostante l’età non sia più dalla sua).

Non si può dunque non annoverare i Lakers tra i favoriti per il titolo. Lebron viene da una stagione troppo brutta per i suoi standard (in termini di risultato di squadra, sia chiaro), per non cercare di farla dimenticare a tutti – non ci stupiremmo se diventasse l’MVP della prossima stagione. Impossibile, però, definirli ora come i favoriti assoluti. Anche perché, questo “titolo” potrebbe sì rimanere a Los Angeles, ma non vestire il gialloviola. I clippers di Kawhi e George sembrano avere qualcosa in più rispetto a tutti gli altri, cugini compresi, ed al momento, se si pensa ad un favorito si pensa a loro, di diritto. Di certo c’è che la prossima stagione la Los Angeles del basket avrà gli occhi dell’America e del mondo addosso.