Rose torna a livelli da All-Star: i T-Wolves possono sognare i playoff

0
1390
Derrick Rose – © 2019 twitter/Timberwolves

I Timberwolves hanno sfatato la maledizione dei playoff al termine della scorsa regular season, strappando l’ottavo posto in Western Conference ai Nuggets nell’ultima partita della stagione regolare. Il 47-35 è stato appena sufficiente per guadagnare l’ultima piazza utile per la postseason, chiusasi però al primo turno, senza particolari sussulti, dopo il 4-1 subito dai Rockets. Difficile pensare che Minnesota possa ripetere l’impresa in questa stagione.
Al momento la squadra di coach Ryan Saunders, figlio del compianto Flip, giace alla posizione numero 11 a Ovest, con un record leggermente in negativo (25-27) e, soprattutto, con tre partite da recuperare rispetto ai Clippers, attualmente ottavi. Se i T-Wolves stanno vivendo una stagione comunque da protagonisti, nonostante le vicissitudini riguardanti Jimmy Butler, volato ai Sixers dopo appena partite giocate in regular season, però, gran parte del merito va dato alla rinascita di Derrick Rose.

PRESTAZIONI DA MVP

Il nativo di Chicago, che lo scorso 4 ottobre ha compiuto 30 anni, ha mostrato in questa regular season sprazzi di quella storica annata 2010/11, quando si laureò più giovane Most Valuable Player nella storia della NBA con la canotta dei Bulls. Dopo tanti e tali infortuni, primo tra tutti quello al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che ne ha pregiudicato la carriera a livelli da MVP, non è possibile aspettarsi i 25 punti e 7.7 assist di quella regular season, ma Rose, oltre ai 18.3 punti e 4.7 assist a partita, ha regalato giocate che parevano ormai dimenticate nella sua intricata carriera. In primis i 50 punti segnati contro i Jazz lo scorso 31 ottobre, un pazzesco career-high con il 61% al tiro e il 57% da oltre l’arco, ma anche i 31 contro i Suns di otto giorni fa, quando ha ache deciso la partita con il canestro sulla sirena del definitivo 116-114. Non è andata altrettanto bene nell’ultima settimana, dopo un fastidio alla caviglia che lo ha tenuto ai box nella doppia sfida persa proprio contro Utah, dopo appena 12 punti tra re-match contro Phoenix e Lakers.

MVP NO, ALL-STAR SI’

La sua assenza dal parquet, purtroppo, non è un caso in una stagione in cui ha giocato 39 delle 52 partite di Minnesota, pur risultando sempre decisivo nei 29 minuti di media è stato chiamato in causa. Anche e soprattutto perché i quasi 20 punti di media sono arrivati con ottime prestazioni al tiro: 48% dal campo, terzo di squadra alle spalle di Taj Gibson (56.4%) e Karl-Anthony Towns (50%), e soprattutto 41% da tre punti, il migliore dei T-Wolves fin qui. L’amore dei suoi tanti sostenitori è esploso alle votazioni per l’All-Star Game: 3.376.277 voti e un virtuale posto da titolare nella squadra della Western Conference. Se non fosse che, a partire da quest’anno, alla votazione dei tifosi si aggiunge quella di giocatori e media. Rose ha chiuso al terzo posto “ponderato”, dopo il quarto gradino nei voti per i giocatori (36), alle spalle di Steph Curry, James Harden e Russell Westbrook, e il sesto per i media, senza ricevere alcun voto.

PROSPETTIVE

Una chiamata per l’All-Star Game avrebbe un significato emozionale profondo per Rose, che sta vivendo ogni risultato sul parquet come unico e incredibile dopo i tanti infortuni. Lo dimostrano le sue lacrime dopo i 50 punti contro i Jazz, lo dimostra ogni singola e importante prestazione per provare a riportare i Timberwolves ai playoff. L’impresa, fin dal giorno dell’addio di Butler, si è fatta durissima, pur con l’aiuto di un Towns in perenne doppia-doppia di media, con 22.8 punti e 12.1 rimbalzi a partita, e con un Andrew Wiggins in grande crescita, tornato a ridosso dei 18 punti di media. Quel che è mancato, in due stagioni e mezzo con Tim Thibodeau in panchina, sono stati quadratura ed entusiasmo, per unire sotto il segno della vittoria un roster potenzialmente di altissimo valore. Le prime partite dell’era Saunders si sono aperte con un bilancio a metà e con un Rose a mezzo servizio. Servirà un’ulteriore riscossa, sua e di squadra, per tornare a cullare il sogno playoff.