Pistons in crisi: dov’è finito il ‘vero’ Drummond?

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Andre Drummond + Blake Griffin – © 2018 twitter/DetroitPistons

Gli ultimi dieci anni per i Pistons sono stati tutt’altro che esaltanti. Dopo la finale di Conference persa contro i Celtics nel 2008, Detroit è caduta in un abisso fatto di stagioni deludenti e scelte sbagliate, tra mercato e Draft. Da cui la franchigia si è rialzata per andare ai playoff soltanto due volte, spazzata poi via al primo turno da un doppio sweep subito, in entrambi i casi, dai Cavaliers di LeBron James. La cura Stan Van Gundy ha regalato ben poche soddisfazioni negli ultimi quattro anni, così la franchigia si è affidata a Dwane Casey in estate. Head Coach of the Year nel 2018, il nativo di Indianapolis è stato poi esonerato dai Raptors dopo l’ennesima delusione ai playoff consecutiva. Una carriera tra clamorosi alti e bassi, come l’avvio di stagione che stanno vivendo i suoi primi Pistons.

LA SITUAZIONE

Al momento Detroit si trova all’ottavo posto in una Eastern Conference al momento tutt’altro che agguerrita, almeno al di sotto delle prime cinque posizioni occupate da Bucks, Raptors, Pacers, Sixers e Celtics. Il record di 17-19 è in linea con il 39-43 collezionato al termine della scorsa regular season, ma sarebbe potuto essere molto migliore, dopo un avvio di stagione da urlo. E invece, dopo cinque vittorie consecutive, culminate con lo scalpo degli Warriors due volte campioni in carica, i Pistons hanno vinto appena quattro delle successive 16 partite, collezionando sconfitte incredibili, come contro Magic e Hawks, o cadute fragorose, quale il -38 dai Pacers lo scorso 29 dicembre. In particolare, se difficilmente si può mettere in discussione l’operato di un Blake Griffin trascinatore assoluto, con 24.8 punti e 8.7 rimbalzi di media, sembra essersi arrestata la crescita cestistica di Andre Drummond.

L’INGANNO DEI NUMERI

Eppure, guardando le statistiche di Drummond, si direbbe che la sua stagione prosegue a gonfie vele. A un career-high a quota 17.3 punti aggiunge la bellezza di 14.9 rimbalzi a partita, leader in NBA dopo l’eccezionale traguardo dei 16 di media con cui ha chiuso la scorsa regular season. Il centro da Connecticut, però, non va oltre la posizione numero 25 nel complesso NBA con il suo 51.7% dal campo, escludendo il tiro da tre punti, in cui ha una produzione praticamente nulla con il suo 16% su 0.7 tentantivi a partita. Drummond si trova alle spalle della gran parte dei centri di alto livello nella Lega, a partire dal leader Rudy Gobert (66%), ma anche dei vari LeBron James (58.5%), Ben Simmons (57.6%) e così via, che non occupano il pitturato con la sua stessa frequenza. Drummond, infatti, colleziona 10.9 tiri sui 14.3 totali tentati a partita a meno di un metro e mezzo dal canestro, secondo in NBA alle spalle degli 11.1 di Giannis Antetokounmpo (75.5%). Al contrario del greco, però, li converte con il 57.1%, la percentuale più bassa tra chi ne tenta almeno 7 in quella particolare zona del campo. Non bastasse, al di fuori dei fatidici “5 feet” la situazione degenera, con Drummond che, nello spazio di appena 3.4 tiri di media, fa crollare il proprio totale dal 57.1% all’attuale 50% dal campo.

COSA MANCA

La questione numerica legata ai suoi problemi al tiro si potrebbe ampliare al deludente 52.4% ai liberi, un clamoroso passo indietro rispetto all’exploit del 60.5% nella scorsa regular season. I Pistons collezionano appena 0.71 punti quando Drummond è in post, il decimo peggior risultato tra i 113 giocatori in NBA che hanno collezionato fin qui almeno 20 post-up. Non è un caso che Detroit venga periodicamente messa in seria difficoltà quando al fianco di Drummond non gioca Griffin, che non può permettersi di riposare senza che la situazione si complichi sotto canestro. Anche in fase difensiva, il centro nativo di Mount Vernon vive una condizione altalenante. Importanti a livello statistico le 1.8 stoppate e le 1.5 palle rubate di media, ma gli avversari tirano con un incredibile 63% di media a canestro con Drummond sul parquet. Per diretta ammissione dell’advisor di squadra, Ed Stefanski, i Pistons sono a caccia di una stella, anche a costo di rinunciare a scelte future al Draft, per essere fin da subito tra le grandi protagoniste in Eastern Conference. La crescita del talento su cui la franchigia è stata rifondata, però, sembra essersi arrestata. E questo, per una squadra che punta al definitivo salto di qualità, non può essere un dettaglio irrilevante.