Unica stella degli Hornets, sogno dei Knicks: quale futuro per Walker?

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Kemba Walker, Charlotte Hornets – © 2018 @Hornets

Se la stagione degli Hornets dipendesse unicamente dalle prestazioni di Kemba Walker, siamo certi che il record sarebbe di gran lunga migliore rispetto al 3-4 attuale per la franchigia. Charlotte, però, in questo momento non ha un roster per poter competere con le migliori compagini di Eastern Conference e, probabilmente, nemmeno per poter ambire ai playoff.
Da quando i Bobcats sono tornati Hornets, nel 2014, la postseason è arrivata in una sola delle quattro occasioni avute ed è coincisa con l’eliminazione al primo turno in Gara 7 contro gli Heat. Un cammino accidentato, nonostante la crescita importante e costante di quello che è diventato, stagione dopo stagione, l’uomo simbolo della franchigia che ha Michael Jordan nel ruolo di proprietario. Diventato in questo inizio di stagione anche il primo di sempre nella storia della franchigia a raggiungere e superare quota 10.000 punti segnati.

Avvio da record

Dopo una stagione da 22.1 punti, con il 43% dal campo e il 38% da oltre l’arco, 3.1 rimbalzi e 5.6 assist, l’avvio di annata di Walker è stato impressionante, fin dall’esordio. I suoi 41 punti contro i Bucks, però, sono serviti soltanto a superare il record di franchigia di Dell Curry, che nel 1996 ne aveva collezionati 38, per il maggior numero di punti alla prima stagionale. È stata anche la decima partita in carriera oltre quota 40 punti per il prodotto di Connecticut, che però non si è fermato qui. Altri 26 punti contro i Magic e 39 contro gli Heat lo hanno portato a un secondo importante record: dei 106 punti segnati nei primi 105 minuti dell’anno, Walker ne ha trovati 57 in 19 triple, superando il record di Danilo Gallinari del 2009/10 per maggior numero di triple nelle prime tre partite di regular season, dopo aver appaiato Ray Allen (2001/02) a quota 12 nelle prime due uscite. Il tutto con numeri pazzeschi al tiro: 48.7% dal campo e addirittura con il 50% da tre punti su oltre 12 tentativi a partita.

Walker on fire

Dopo due prestazioni “sottotono”, soprattutto al tiro, coincise con due sconfitte contro Raptors e Bulls, Walker è tornato a farla da padrone nel rematch contro Chicago. Ecco 30 punti con il 61% al tiro, 5 triple e 7 assist per mettere al tappeto la squadra della Città del Vento. Contro i Sixers ne arrivano altri 37, con 6 rimbalzi, 6 assist e addirittura 2 stoppate, ma la prestazione al tiro non è delle migliori, anzi. Un tragico 3/15 da oltre l’arco rovina parzialmente una comunque ottima media fin qui (40.5%) e Philadelphia si impone di misura. Walker resta il terzo miglior marcatore con i suoi 31.7 punti a partita, dietro soltanto a Steph Curry (33.9) e Damian Lillard (33.8). E, se dovesse mantenersi sugli attuali standard al tiro (46%) si parla di career-high anche in questa statistica.

Estate caldissima

Walker, in ogni caso, è senza dubbio destinato a essere tra i free agent più intriganti della prossima offseason nell’estate del 2019. In particolare, i Knicks sognano il suo “ritorno“, dov’è nato e nella squadra che ha sempre tifato da ragazzino. Dopo otto stagioni da simbolo degli Hornets, però, il prodotto di UConn si sente già a casa, come ha affermato in estate per rispondere a una domanda sul suo futuro nella Grande Mela:

“Andare ai Knicks? È qualcosa che mi sento dire da anni. Ogni volta che torno a casa mi dicono ‘Quando giocherai ai Knicks?’ So benissimo che è un posto speciale, sono stato un tifoso dei Knicks da ragazzo, ma non mi posso ancora vedere con una canotta dei Knicks ora, perché sono stato fedele a una sola maglia finora. Voglio fare qualcosa di speciale a Charlotte, voglio rendere la franchigia vincente come mai in questi otto anni”.

Indubbio è, però, che per un ragazzo di 28 anni, nel pieno della propria incredibile crescita cestistica, da All-Star conclamato, una Charlotte mai davvero protagonista in Eastern Conference, tra regular season e playoff, potrebbe sembrare stretta in ottica futura. Soprattutto se i Knicks dovessero riuscire a chiamare in città qualche altra stella di prim’ordine da affiancare a lui e Kristaps Porzingis.

Il futuro

Tutto dipenderà, come ovvio che sia, dalla stagione degli Hornets e dalle chance che avranno di qualificarsi o meno ai playoff a Est. Alle sue spalle a roster, però, regna il vuoto. Soltanto due giocatori superano appena quota 10 punti a partita, Jeremy Lamb (11.4) e Malik Monk (11). Nessuno supera i 6.1 rimbalzi a partita di Nicolas Batum, nessuno i 4.3 assist (escluso Walker) di un Tony Parker sul parquet per appena 16 minuti a partita. Il prodotto di UConn, insomma, sembra predicare nel deserto. In attesa di conoscere quale sarà la prossima mossa in vista dell’estate da free agent, Walker vive uno straordinario presente. Il futuro vincente degli Hornets non può che partire da qui.