Anthony finalmente free agent, Beasley va ad Hollywood

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Arrivato alle ultime battute il mercato dei free agent ha saputo dare ancora qualche spunto di riflessione su come squadre e giocatori quest’anno si stiano muovendo piuttosto alla cieca, senza seguire un progetto ben definito per il futuro in testa. Sono arrivati quindi scambi e firme che spesso lasciano più di qualche dubbio, ma anche alcune buone mosse che vanno a rafforzare alcune franchigie.

Anthony-Schroder: lo scambio che accontenta tutti

I Thunder stavano cercando di cedere Carmelo Anthony da inizio mercato ed alla fine ci sono riusciti, trovando negli Atlanta Hawks il partner ideale per completare la trade. Una vera magia quella di Sam Presti (non la prima della sua carriera da GM) perché la scelta più sensata sarebbe stata liberarsi subito del contrattone di Melo usando la stretch-provision spalmando il salario sui tre anni successivi risparmiando circa 100 milioni di dollari (tra stipendio e luxury tax). Invece OKC ha fatto di meglio perché cedendo Melo agli Hawks ha ottenuto in cambio Dennis Schroder (ed anche un grande atleta come Luwawu-Cabarrot dai Sixers), che avendo uno stipendio di 46.5 milioni di $ nelle prossime 3 stagioni costerà praticamente tanto quando sarebbe costato tagliare l’ex Knicks.
Ma il play tedesco fornirà una mano notevole dalla panchina ad una squadra che in questa off-season, pur spendendo tantissimo, è andata a rinforzarsi notevolmente, per cercare l’assalto ai Golden State Warriors.

Dall’altra parte Atlanta assorbe il contratto di Melo grazie allo spazio salariale che aveva a disposizione, lo taglierà immediatamente rendendolo free agent, ed in più si libera di Schroder, che non aveva convinto la dirigenza e che con la scelta di Trae Young al Draft diventava più un problema che una risorsa (gli Hawks aveva anche preso Jeremy Lin dai Nets qualche giorno fa quindi il tedesco era dato per sicuro in partenza).

Lo scambio infine accontenta anche Anthony, che dopo la peggior stagione nella sua carriera, numeri alla mano, lascia i Thunder dove non ha mai trovato il feeling giusto, e potrà firmare da free agent con gli Houston Rockets, squadra dove voleva giocare già la scorsa stagione e dove troverà il suo grande amico Chris Paul (ma anche coach D’Antoni, con cui i rapporti ai Knicks sono andati malissimo).

Bjeliça-Ferrell ai Kings dopo il dietrofront

Non è capitato spesso in NBA di assistere a situazioni del genere, ma negli ultimi giorni è successa ben 2 volte: prima Nemanja Bieliça e poi Yogi Ferrell hanno accettato rispettivamente le offerte di Sixers e Mavericks, per poi rimangiarsi la parola data e accettare l’offerta proposta dai Sacramento Kings.

L’ala serba, reduce dalle stagioni ai TWolves, ha preferito un accordo triennale con Sacramento piuttosto che l’annuale ai Sixers. Una scelta piuttosto bizzarra, se non fosse per la disparità economica delle due offerte, perché Philadelphia sembrava davvero la destinazione giusta per il modo di giocare del serbo, che avrebbe potuto essere quello che nel finale della stagione scorsa è stato Ilyasova, ovvero un 4 che apre il campo e punisce i raddoppi su Embiid e Simmons. Invece andrà ai Kings dove ritroverà l’amico Bogdanovic, ma dove troverà anche il suo ruolo piuttosto coperto dalla presenza di Zach Randolph e Marvin Bagley III, e sarà quindi costretto a giocare tanti minuti da ala piccola (con problemi difensivi evidenti già mostrati a Minnesota).

Stesso discorso vale per Ferrell che sembrava essere promesso sposo dei Mavs dove nell’ultima stagione si era trovato bene viaggiando a 10 punti di media uscendo dalla panchina. La differenza tra la proposta dei texani e quella dei californiani era minima (biennale da 6.2 milioni complessivi contro un biennale da 5.3 mln), quindi in questo caso si tratta solamente di una scelta tecnica: evidentemente Ferrell ha ritenuto troppo affollato il reparto guardie dei Mavericks (Smith, Doncic, Barea, Matthews) e preferito andare a fare il backup di De’Aaron Fox giocandosi il posto con Frank Mason.

Beasley nel reality-show che saranno i Lakers

Dopo James, Stephenson, Rondo, McGee e la famiglia Ball, i Los Angeles Lakers hanno scelto di aggiungere al loro roster anche Michael Beasley, andando ad aggiungere ad uno spogliatoio già piuttosto variopinto, forse uno dei giocatori più variopinti dell’NBA dei giorni nostri.

Se dal punto di vista tecnico l’aggiunta di B-Easy può essere corretta, visto che il talento offensivo gli esce letteralmente dalle mani e dalla panchina può dare un contributo importante (l’anno scorso ai Knicks 13.2 punti e 5.6 rimbalzi di media in 22 minuti), dal punto di vista attitudinale rimane una scelta piuttosto rischiosa, perché nella sua carriera l’ex scelta numero 2 al Draft non si è mai messo in luce per stabilità e continuità.
Sfumati i colpi più grossi i Lakers sono andati a riempire il roster di giocatori complementari, ma basterà la presenza di LeBron James per mettere tutto a posto? Non è che Magic e Pelinka chiederanno al Re un po’ troppo, avendo da risolvere già tutti i problemi tecnico-tattici dei gialloviola?