Ancora loro, sempre loro. I Golden State Warriors dominano anche gara 4 (108-85 il finale) delle NBA Finals 2018 e portano a casa un altro titolo, il 3° nelle ultime 4 stagioni, il secondo consecutivo. Una prova di forza incredibile quella della squadra di Steve Kerr che dopo le difficoltà incontrare nella Finale di Conference contro i Rockets, ha completamente cambiato marcia, rullando letteralmente i campioni della Eastern Conference, i Cleveland Cavaliers.
In gara 4 non c’è stata praticamente partita, un dominio dei Warriors per tutti i 48 minuti, dall’inizio alla fine, senza praticamente sbavature. Una partita in cui spicca la tripla-doppia da 20+12+10 di Kevin Durant (1° in carriera nella postseason) che non ha avuto bisogno di caricarsi la squadra sulle spalle come in gara 3 ma ha giocato sul velluto, anche perché Steph Curry si è rifatto subito dalla prestazione opaca della partita precedente segnando 37 punti con 7/15 da tre.
Una vera vittoria di squadra
Che i Golden State Warriors siano un collettivo, fortissimo, lo si è ormai visto in tutte queste stagioni. Ma quest’anno forse è uscito ancora di più la coesione di un gruppo che non si ferma ai 15 giocatori a roster e al coaching staff, ma si estende anche ai trainer che hanno dovuto lavorare non poco per gli infortuni sparsi di Durant, Curry, Iguodala e Thompson, alla dirigenza che sta azzeccando scelte di mercato una dopo l’altra (McGee e Young gli ultimi) oltre che al Draft (Bell e McCaw due prese notevoli per la posizioni in cui sono stati scelti).
In queste finali Durant e Curry sono emersi sopra gli altri, d’altronde sono i due giocatori più forti, probabilmente entrambi tra i primi 5 migliori giocatori della Lega, ma l’importanza di Green e Iguodala quando è tornato in difesa, Thompson per costringere la difesa a non staccarsi in aiuto, McGee a farsi trovare pronto quando è servito, Livingston che non ha praticamente sbagliato un tiro.
Tutti piccoli mattoncini messi insieme che hanno permesso alle due Superstar di salire sul muro e schiacciare pian piano i Cavs e la loro resistenza.
Including the postseason, the Warriors are 328-83 (.798) over the last 4 seasons. That's the best 4-year winning percentage in NBA history, beating out the stretch the Warriors had from 2014-17. H/t @EliasSports pic.twitter.com/DtH10sxoBx
— ESPN Stats & Info (@ESPNStatsInfo) 9 giugno 2018
Durant back-to-back MVP
Le difficoltà al tiro e nelle scelte di gara 1 sono state spazzate via nelle successive 3 partite della serie. In gara 2 e gara 3 KD ha giocato un basket inimmaginabile, non sbagliando mai una scelta offensiva, non forzando, trovando la retina con una continuità impressionante e soprattutto con una facilità impressionante.
Il premio di MVP delle Finals è un giusto riconoscimento che lo fa entrare nell’Olimpo del basket (se non c’era già prima), diventando il sesto giocatore di sempre a vincere due premi di MVP consecutivi dopo LeBron James, Kobe Bryant, Shaquille O’Neal, Michael Jordan e Hakeem Olajuwon.
Kevin Durant is the 6th player to win back-to-back Finals MVPs.
The others? LeBron James, Kobe Bryant, Shaquille O'Neal, Michael Jordan and Hakeem Olajuwon. pic.twitter.com/3x40zhKm2c
— ESPN Stats & Info (@ESPNStatsInfo) 9 giugno 2018
In estate sarà free agent ma ha già confermato che rifirmerà con i Golden State Warriors, probabilmente anche questa volta rinunciando a un po’ di soldi per continuare a portare avanti questa che sembra destinata ad assere una Dinastia.
Steph Curry il vero MVP?
Non deve essere stata facile la scelta di dare il premio di MVP a Durant viste le Finals giocate da Stephen Curry. Perché se si esclude gara 3 che l’ha letteralmente bucata, nelle altre 3 partite è stato nettamente il miglior giocatore dei suoi. Anche gara 4, giocata più in ciabatte che con le scarpe, ha chiuso con 37 punti e una facilità a fare qualsiasi cosa impossibile per un altro umano.
27.5 punti di media, 6.8 assist, 6 rimbalzi, 1.5 recuperi ed un 41.5% da tre che è pura fantascienza. Queste le cifre di Steph in queste Finals. Numeri decisamente da MVP.
In the NBA Finals, there were 54 plays that ended with Stephen Curry on LeBron James. Curry held LeBron to 12 points, and the Cavaliers shot 36% as a team on those plays. pic.twitter.com/6DHhJ212QL
— ESPN Stats & Info (@ESPNStatsInfo) 9 giugno 2018
Cavs-James: futuro diviso
L’atto II di LeBron James ai Cleveland Cavaliers si chiude nel peggiore dei modi, con uno sweep in Finale non meritato probabilmente, perché i Cavs in gara 1 e in gara 3 ci hanno provato davvero, e con un po’ di attenzione e fortuna in più, sarebbero anche potuti trovarsi avanti 2-1 nel punteggio. Sembra un’eresia dirlo ma è così. Purtroppo per loro, però, è il risultato finale che conta e questo 4-0 brucia più di una semplice sconfitta.
LeBron gara 4 non l’ha praticamente giocata, 23 punti con 13 tiri presi, 8 assist, 7 rimbalzi ma anche 6 palle perse ed un -21 di plus/minus che non lascia scampo. Forse non ne aveva più (è uscita anche la notizia che si fosse infortunato alla mano destra dopo gara 1 per aver colpito un sostegno in spogliatoio per la rabbia della sconfitta), o forse, visto l’inizio a razzo dei Warriors, ha voluto semplicemente far finire qui l’agonia, o forse non ce l’ha proprio fatta vista l’ottima difesa di Golden State che anche oggi l’ha limitato.
LeBron perde la sua 6° finale NBA a fronte di 3 vittorie, lo fa chiudendo con 34 punti, 10 assist, 8.5 rimbalzi 1.3 recuperi e 1 stoppata di media. Cifre fuori dal mondo di un giocatore fuori dal mondo, capace di trascinare un’intera città un’altra volta alle Finals.
I prossimi mesi saranno tutti suoi. Tutti parleranno di lui e di cosa farà perché in base alla sua scelta l’NBA cambierà faccia nuovamente. Quella di stasera però, è sembrata una partita di congedo da Cleveland. Vedremo se saremo smentiti, ma rivederlo con questa canotta al momento sembra davvero difficile.
Another Summer of LeBron begins. pic.twitter.com/oNrqPFlVjW
— ESPN (@espn) 9 giugno 2018