Adiós Generación Dorada

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Tutti i cicli delle squadre di basket arrivano ad una fine, prima o poi. C’è chi è costretto a farli durare poco e chi invece riesce a portarli avanti per più tempo ottenendo risultati importanti e grandi soddisfazioni. L’avanzare dell’età, gli infortuni e il bisogno di rinnovamento, però, sono più forti della voglia e dell’amore per questo gioco, e costringono ad un certo punto della propria carriera di dire “basta”. La parola stop alla Generación Dorada della Nazionale Argentina è arrivata questa notte in Italia, nel tardo pomeriggio brasiliano dopo la vittoria di Team USA sulla nazionale di coach Sergio Hernandez. Poco dopo il suono della sirena finale del quarto di finale di Rio 2016 Manu Ginobili e Andres Nocioni hanno dato conferma di quello che comunque si sapeva già anche prima di questa avventura Olimpica, ovvero la notizia della fine della loro avventura con la maglia albiceleste.

Ginobili, 39 anni, e Nocioni, 36, sono stati due pilastri di un roster che ha fatto impazzire i tifosi argentini e quelli di tutto il Mondo, una Generazione Dorata che raramente si è vista nel basket, capace di vincere l’argento mondiale a Indianapolis 2002, l’Oro Olimpico ad Atene 2004 e il bronzo Olimpico a Pechino 2008.
Magari i risultati non sono stati così numerosi come si possa pensare (anche se una medaglia d’Oro alle Olimpiadi a una Nazione che non siano gli Stati Uniti negli ultimi decenni è un evento più unico che raro), ma quello che ha sempre impressionato di questo gruppo è stata la coesione, la voglia di lottare, non arrendersi mai, anche quando età ed infortuni facevano pensare a un’uscita di scena anticipata.
A queste Olimpiadi di Rio ricorderemo sicuramente le lacrime di Ginobili all’uscita dal campo, ma soprattutto la vittoria dopo due supplementari nel derby contro i padroni di casa, oltre all’incredibile tifo che da sempre accompagna El Alma, e che ieri ha fatto venire i brividi anche a Anthony e Irving che in panchina sembravano stupefatti dell’incitamento di tutto il palazzetto a una squadra sotto di 20 punti.

Manu Ginobili, come sempre, è uscito di scena in silenzio o quasi, come nel suo stile mai sopra le righe. Poche parole da cui però traspare tutta l’emozione e l’orgoglio di aver fatto parte di questa Squadra:

“Questo è stato il 20 anno dalla prima volta che ho indossato la divisa della mia Nazionale. Sono veramente orgoglioso e felice-dispiaciuto perché avere la possibilità di giocare una partita come questa a 39 anni è una cosa che non succede spesso.
Sono stato incredibilmente fortunato a rimanere sano fisicamente per poter giocare così tanto tempo con alcuni di questi ragazzi e ottenere questi grandi risultati con loro. Sono veramente orgoglioso, è stata una grande corsa avventura.”

Anche El Chapu Nocioni si è voluto congedare con poche ma sentite parole, lui che è stato il trascinatore della sua squadra nella vittoria contro il Brasile con un career-high di 37 punti:

“Oggi mi ritiro. È stato un sogno che si è avverato… venire da una piccola città, essere qui, vicino a questi giganti del basket è incredibile.
Spero che la prossima generazione guardi avanti e creda di poter sognare. Noi da giovani abbiamo sognato di poter battere le squadre più forti del Mondo e ci siamo riusciti.
I ragazzi devono imparare a sognare e lavorare sodo per ripetere quello che abbiamo raggiunto noi. Penso che potremo farlo di nuovo, non ho dubbi sul fatto che altri potranno farlo dopo di noi.”

Sempre Nocioni ha poi ricordato i grandi momenti vissuti:

“È stato un piacere condividere tutti questi momenti con Manu (Ginobili), Luis (Scola), Pablo (Prigioni), sono tutti miei fratelli. È stato un piacere, ma questo ciclo è arrivato alla fine.
Sono felicissimo di aver fatto parte di un ciclo storico, era impensabile per me. Ho sempre sognato di andare alle Olimpiadi almeno una volta, e ora vado in pensione con addirittura quattro Olimpiadi giocate, non c’è un modo razionale per spiegare questa cosa.”

Adiós Generación Dorada. Sarà strano e difficile vedere la prossima volta l’Argentina giocare senza Ginobili e Nocioni, ma così è la vita. I cicli si chiudono, ma quello che hanno fatto questi amici su un campo da basket resterà per sempre.