Settimana NBA: Hawks on fire, crollano i Grizzlies

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Best of the East

 

Best Team: Atlanta Hawks

Gli Hawks sono a dir poco incandescenti in questo inizio di stagione ed hanno messo in piedi un’altra striscia vincente, arrivata a cinque successi consecutivi, ancora aperta. Cinque, meravigliose partite in cui Atlanta ha battuto (quasi) tutto il meglio della NBA di questo inizio di regular season, sconfiggendo dapprima i Bulls, poi i Cavaliers di quasi trenta punti (127-98), spostandosi quindi a fare scalpi in Western Conference e avendo la meglio di Rockets, Mavericks e Clippers, tre tra le pretendenti a qualcosa di grande ad Ovest. Il record sorride e non potrebbe essere altrimenti, a quota 21 vittorie e 7 sconfitte, un solo successo sotto i dominatori ad Est, i Raptors. Gli Hawks segnano tanto (103.3 punti a partita) e subiscono poco (5.9 punti in meno di media), passano la palla splendidamente (25.9 assist a partita) e vincono con facilità tanto in casa (13-2), quanto contro le avversarie dirette di Conference (15-5). Se continuano così in pochi riusciranno a fermarli.

Best Player: Jimmy Butler

J. Butler – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)Per restare in scia di Raptors e Hawks, i Bulls avevano bisogno di una settimana perfetta, che è arrivata, grazie a quattro successi consecutivi contro i Knicks, i Grizzlies, la stessa Toronto e i Wizards. Protagonista assoluto, fatta eccezione per la partita contro Washington, che l’ha visto parzialmente nell’ombra, è stato Jimmy Butler. Il prodotto di Marquette, nelle tre precedenti vittorie, ha messo insieme 31 punti di media, tirando con il 50% dal campo e da oltre l’arco, aggiungendo per altro 26 rimbalzi, 12 assistenze, 7 palle rubate e 6 stoppate, a completamento di prestazioni al limite della perfezione cestistica. Considerando che gli avversari, soprattutto Memphis e i canadesi, sono tra i migliori team della Lega, Butler si è confermato un giocatore in crescita esponenziale, che sta tenendo medie da stella NBA (21.7 punti, 6.2 rimbalzi e 3.3 assist), con un PIE di 14.2 e che riesce ad essere decisivo in una squadra talentuosa come Chicago. Se continuerà a stupire, presto Derrick Rose avrà una stella rivale nel firmamento della Città del Vento.

 

Best of the West

 

Best Team: Phoenix Suns

Dopo la sconfitta contro i Bucks, che aveva fatto scivolare i Suns fuori dalla zona playoff, era necessaria una sveglia, in grado di scuotere la franchigia dell’Arizona e riportarla nei piani alti della Western Conference. La settimana appena trascorsa, fatta di quattro vittorie consecutive, è oro colato per rilanciare le quotazioni di Phoenix. Hornets e Knicks sono stati un gustoso antipasto, prima del vero e proprio banchetto contro i ben più quotati Wizards e Mavericks. Il record è tornato positivo (16-14), così come l’umore della squadra e l’ottava piazza è stata nuovamente raggiunta, con vista sugli Spurs. I Suns dovranno comunque fare attenzione, visto che segnano moltissimo (105 punti di media), ma subiscono comunque tanto (103.5 punti a partita) e sono la 26° difesa complessiva della Lega. Non proprio un risultato da prima della classe, soprattutto per chi può vantare talenti del calibro del ripresosi Eric Bledsoe e del sempre fantastico Goran Dragic. Bentornati, Suns!

Best Player: James Harden

Non esattamente un premio alla settimana, spaccata a metà tra le prestazioni meravigliose nelle vittorie contro Nuggets e Trail-Blazers, in cui segna la bellezza di 85 punti complessivi, con 25/47 al tiro, conditi da 7 rimbalzi, 17 assist e 7 palle rubate, e le meno splendenti performance nelle sconfitte contro Pelicans e Hawks, in cui comunque mette insieme 39 punti, pur col 33% scarso al tiro, cui si aggiungono ben 13 rimbalzi e 19 assist, per gradire. E’ un premio ad un inizio di stagione in cui Harden è stato, per dirla con un solo aggettivo, decisivo. Miglior marcatore al momento in NBA (27 punti di media), ottime medie anche nelle statistiche accessorie (6.2 rimbalzi, 7 assist e 2 rubate a partita), un PIE tra i migliori nella Lega (19.4) e un margine di miglioramento, nel tiro da oltre l’arco e in difesa, ancora da colmare. I Rockets sono la quarta forza della Western Conference, a quota 20 vittorie e 7 sconfitte, ed inseguono Grizzlies e Blazers da vicino. Con un leader come Harden, nessuna vetta è impossibile da raggiungere.

 

Best of the Rest

 

FINALLY BUZZING: si sono svegliati, finalmente! L’assenza di Lance Stephenson ridesta gli Hornets, che vincono quattro partite consecutive in settimana contro Sixers, Jazz, Nuggets e Bucks, tutti successi per altro molto netti, e si rilanciano verso una parvenza di record positivo, ancora comunque molto lontanto (10-19). I playoff sono a tre gare di distanza, forse basta soltanto crederci.

DIAMOND LILLARD: 43 punti e praticamente tutte le giocate decisive che hanno portato i Blazers ad avere la meglio sugli Spurs dopo tre overtime, poi altri 40 e la tripla del pareggio che manda Portland al supplementare, vinto nuovamente, contro i Thunder, conditi da 11 assist e 6 rimbalzi. Un fenomeno assoluto, una delle stelle più splendenti di questo inizio di regular season. Signori, Damian Lillard.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: New York Knicks

Spariamo qualche cifra: altre cinque sconfitte consecutive, contro Raptors, Mavericks, Bulls, Suns e nuovamente Toronto, una sola vittoria nelle ultime sedici partite giocate, cinque totali in stagione su trenta gare giocate, quattro in diciannove partite contro la Eastern Conference, tre in casa su quindici uscite, due in trasferta su altrettanti match disputati. Non è finita, però: 27° squadra per punti segnati a partita, la misera cifra di 94.1, ben 6.2 in meno di quanti ne subiscono, come 17° difesa complessiva in NBA. 29° a rimbalzo, con soli 39.1 a partita, 16° per numero di assistenze, 21.1, avvicinate pericolosamente dalle 15.1 palle perse di media. Carmelo Anthony segna 23.7 punti di media, tirando con percentuali per lo meno decenti, Amar’e Stoudamire ne mette 13.4 e raccoglie 7.4 rimbalzi a partita. Al di sotto di loro c’è un abisso che colpisce la restante parte del roster. Enough said.

Worst Player: Bradley Beal

Non una grande settimana quella appena trascorsa dai Wizards per avvicinarsi al Natale. Di tre partite giocate, Washington ne ha vinta una sola, di misura contro gli Heat, mentre ha perso i restanti due scontri contro Suns e Bulls. Vero è che Phoenix e Chicago sono tra le squadre più in forma al momento (vedi sopra), ma è anche vero che è mancato un solido apporto da un talento che la squadra della capitale vanta tra le sue fila: Bradley Beal. Per lui, in 33 minuti di media, sono arrivati 15 punti a partita, con 14/38 al tiro, un ottimo apporto a rimbalzo (17 totali), ma non altrettanto in termini di assist (soli 5), pareggiati nel numero dalle palle perse. Dal ritorno dall’infortunio, Beal è sceso di livello rispetto alla scorsa stagione, come dimostra il PIE sotto la media dei grandi della Lega (8.6) e i Wizards, sebbene siano terzi in Eastern Conference a quota 19 vittorie e 8 sconfitte, stanno perdendo colpi. E non se lo possono assolutamente permettere.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Memphis Grizzlies

Settimana da dimenticare per una squadra che, fino a sette giorni fa, era stata tra le più brillanti compagini di questo inizio di stagione. Dopo la roccambolesca vittoria in tre overtime contro gli Spurs, sono arrivate tre sconfitte consecutive: due contro le favorite della vigilia in Eastern Conference, Bulls e Cavaliers, ed infine una, evitabilissima contro i Jazz. L’infortunio al ginocchio per Zach Randolph, che gli ha fatto saltare le sfide contro Cleveland e Utah, ha tolto a Memphis uno dei suoi leader e a Marc Gasol non è riuscito l’arduo compito di coprire anche le falle lasciate dall’assenza del compagno. Il centro dovrebbe comunque tornare a breve, come si augurano i tifosi dei Grizzlies, che hanno visto la propria squadra scivolare al terzo posto della Western Conference, a quota 21 vittorie e 7 sconfitte, tallonata dai Rockets una vittoria più in basso. Nessun allarmismo, comunque, considerando quanto di buono si è visto fin qui. Questi Grizzlies, al completo, non temono alcun avversario. Serve ripartire in fretta, però.

Worst Player: Manu Ginobili

M. Ginobili – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)Delle incredibili sconfitte degli Spurs contro Grizzlies e Trail-Blazers, entrambe arrivate dopo tre, sudatissimi overtime, parleremo poco più in basso. Il solo fatto che San Antonio abbia subito due debacle simili, comunque, fa pensare che manchi un giocatore in grado di decidere la partita. Nel recente passato, i texani identificavano questo ruolo con Manu Ginobili. L’argentino, però, ha perso un pallone decisivo nel primo overtime contro Memphis con i suoi sopra di due lunghezze a 20 secondi dal termine, ha sbagliato il tiro della vittoria poco dopo, per poi ripetersi con la tripla del potenziale successo nel terzo supplementare. Ginobili farà lo stesso nel primo overtime contro i Blazers, mancando completamente il canestro allo scadere. Nei 71 minuti complessivi giocati nelle due sfide, Manu ha messo insieme 32 punti, con 12/37 al tiro, 4/13 da oltre l’arco e anche 4/10 dalla lunetta, oltre a ben 9 palle perse. Gli Spurs sono caduti al settimo posto della Western Conference (18-11) e guardano la vetta da un po’ più lontano, ora.

 

Worst of the Rest

 

UN GRIDO STROZZATO IN GOLA: si comincia con i Grizzlies e la pazzesca tripla del pareggio di Marc Gasol a quota 92, allo scadere dei regolamentari. Lo spagnolo la pareggia nuovamente al primo supplementare e Ginobili sbaglia per la vittoria. Tim Duncan spedisce la gara al terzo overtime con un canestro incredibile, ma gli Spurs hanno finito la benzina e Zach Randolph li punisce. 117-116 Memphis dopo tre tempi aggiuntivi. E non è finita qui..

L’INCUBO CONTINUA: due notti più tardi, medesimo scenario, AT&T Center di San Antonio. 97-95 a 5.7 secondi dal termine per i texani, Portland la pareggia con Damian Lillard quasi allo scadere. Supplementari e nuovamente Lillard, con una tripla incredibile, sigla la parità quando sembra finita. Nel secondo overtime gli Spurs scappano a +6 e si fanno riprendere dai Blazers. Il terzo supplementare è senza storia, 17-7 per gli ospiti e 129-119 finale. Fortuna che San Antonio ha poi vinto coi Clippers la partita successiva!

*Immagini fornite da Panini SPA