Gabriele Fioretti e il fuoco del basket

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Purtroppo nella vita c’è anche questo. Lo sanno tutti, ma quando accade non si è mai pronti. Soprattutto se accade quando davanti hai ancora gran parte della tua vita, puoi dare ancora molto a chi ti sta intorno. Eppure accade che un male terribile ti porti via, nonostante tu lotti con tenacia senza mollare mai: “Sono abbastanza ammaccato ma si lotta, come sempre non si molla di un centimetro, ci si rivede sul campo“. Così Gabriele Fioretti, GM trentanovenne di Biella, in un sms poco tempo fa. Gabriele ci ha lasciati mercoledì scorso, stroncato da un tumore che aveva deciso di non abbandonarlo nonostante lottasse con tutte le sue forze, senza nascondere il suo dolore ma continuando a coltivare la sua passione: la pallacanestro. Lui, piemontese di Casale, cresciuto a pane e basket, piano piano si era fatto strada dapprima nella squadra della sua città, la Junior Casale Monferrato, poi era approdato a Biella e da lì partendo come addetto stampa era diventato general manager. Stava provando a ricostruire la gloriosa Pallacanestro Biella per provare a riconquistare quella serie A che oramai manca da un paio di stagioni, ma è come fosse un’eternità per la passione dei tifosi. Ma per capire a fondo il legame che univa questo ragazzo alla società, ai giocatori e ai tifosi tutti le parole non servono; basta guardarsi la partita di campionato di domenica contro Agrigento, con cui Biella ha salutato Gabriele.

Inno d’Italia cantato con voce strozzata, rotta, poi il minuto di silenzio. Uno di quei minuti che non passa mai, dove si guarda per terra perchè non si ha la forza di alzare lo sguardo; quindi al fischio un’ondata di applausi. Caldi, ma rispettosi allo stesso momento, l’arbitro che si avvicina al cerchio per la palla a due è come se fosse respinto dall’urto di quell’onda: deve indietreggiare e aspettare. Ovunque nel Palasport biellese c’è gente che batte le mani, chi ha gli occhi lucidi, chi qualche lacrima la versa davvero. Voskuil, giocatore simbolo di questa squadra, non riesce a trattenersi e nascondendo il volto nella canotta piange dinnanzi a coach Corbani che cerca di consolarlo. Poi si comincia e allora Voskuil ne mette 33 con furia inaudita, così come sono encomiabili tutti i suoi compagni, perchè non è una partita come le altre.

Ma è giusto ricordare Gabriele per quello che stava realizzando con la sua squadra. L’obiettivo era tornare nella massima serie ma intanto aveva già raggiunto grandi risultati: l’anno scorso Biella ha conquistato il suo primo trofeo societario con la Coppa Italia LNP, che le ha dato anche l’opportunità di giocare l’Eurochallenge, la terza competizione europea inserita insieme a tante altre formazioni che giocano nelle rispettive massime serie. Tanto per capirci l’altra squadra italiana a giocare questa competizione è Brindisi e l’anno scorso Reggio Emilia vinse questa manifestazione. E si sta comportando anche con grande onore essendo in testa al suo girone con un record di 2-1. In campionato di LegaDue Gold invece Biella è a centro classifica, 5-5, ma il roster di Corbani è un roster di prospettiva e di talento. Accanto agli uomini di esperienza Infante e Voskuil ci sono una schiera di ragazzi terribili dal ’90 in poi: Lombardi, Chillo, Laquintana, Marzaioli, Danna, De Vico. Tutti ragazzi che hanno la possibilità di giocare, crescere e maturare anche con esperienze europee per inseguire traguardi ancor più alti con questa maglia e, forse, con altre.

Ma tutto questo lo devono anche grazie a Gabrele Fioretti, che di questa Angelico Biella è stato il fautore, forse il sognatore, che ha dato insieme a Corbani una precisa identità a questa formazione e una direzione da seguire. Perchè lui ci teneva, viveva il basket a 360 gradi, 365 giorni l’anno, con impegno e passione: e come spesso diceva ” Il basket è come un fuoco che mi consuma dentro”. Ne avevi azzeccata un’altra Gabriele.

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