Kawhi Leonard è pronto per diventare un campione?

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Kawhi Leonard è il giocatore simbolo dello spirito Spurs da quando Gregg Popovich siede sulla panchina dei texani: poche parole, nessun comportamento fuori posto, tanto lavoro, fatica, sudore ed un’esplosiva crescita individuale che però passa, prima di tutto, dalla crescita di squadra. Non è un caso che l’ala piccola da San Diego State sia stata la più grande steal of the Draft della storia recente. Leonard viene acquisito con la scelta numero 15 del Draft 2011 dagli Indiana Pacers, ma viene subito chiamato a volare a San Antonio per forte volontà di Popovich, che rinuncia, per averlo, ad uno dei pilastri della squadra della stagione precedente, George Hill. L’allenatore è convinto che diventerà presto una star, oltre che la nuova bandiera degli Spurs, perché sostiene e dimostra di volerlo fortemente, dando sempre il massimo ed ascoltando diligentemente le direttive del coach per crescere in ogni aspetto del suo gioco.

La prima stagione si chiude con il quarto posto nella classifica dei Rookie of the Year, con 7.9 punti e 5.1 rimbalzi di media in meno di 25 minuti d’impiego. Durante la seconda annata nella Lega gioca 57 partite da titolare, alzando le sue statistiche a 11.9 punti e 6 rimbalzi. E’ nei playoff, però, che il suo rendimento sale vertiginosamente. Nelle serie contro Lakers (4-0), Warriors (4-2), Grizzlies (4-0) e Heat (3-4) Leonard mette a referto 13.5 punti a partita con il 54% dal campo e il 39% da tre punti, oltre a 9 rimbalzi e quasi 2 rubate a partita. Nella serie finale contro Miami dimostra tutto il suo valore, chiudendo le sette partite con una doppia doppia di media (14.6 punti e 11.1 rimbalzi), ma, soprattutto, difendendo splendidamente su LeBron James, mettendolo in estrema difficoltà per lunghi tratti. In gara 6 con gli Spurs avanti 3-2 nella serie e 94-92 a venti secondi dalla fine, Leonard viene mandato in lunetta. Con il suo 1/2 ai liberi compromette la vittoria finale del match e, in gara 7, gli Heat conquistano l’anello. Nelle successive brevi e sporadiche dichiarazioni rilasciate, Kawhi dimostra che non ha importanza quanto sia cresciuto, quante soddisfazioni si sia tolto e quanto valore abbia messo in campo, perché, alla fine, ha sbagliato quel libero. E ha perso.

Fortuna che il Dio del basket è benevolo con i virtuosi e gli concede una seconda occasione. Di nuovo le Finals contro gli Heat, di nuovo dopo una regular season parzialmente in ombra, nonostante gli Spurs chiudano con il miglior record della Lega (62-20), di nuovo dopo dei playoff in continua crescita di prestazioni. Questa volta, Leonard non sbaglia nulla e San Antonio schiaccia Miami dopo cinque, straordinarie partite. Il suo sogno viene coronato dal titolo di MVP delle Finals, grazie a 17.8 punti di media, tirando con il 61%, e 6.4 rimbalzi. Ancora una volta, dimostra di saper contenere egregiamente James e di poter spegnere il suo talento, se non aiutato a dovere dal supporting cast. L’ala nativa di Los Angeles, come predetto da coach Pop, è diventato l’icona di un collettivo straordinario, la stella della squadra che gioca il miglior basket della Lega. Ma, ora che ha raggiunto il massimo, sarà in grado di confermarsi?

L’anno successivo ad un simile trionfo è sempre il più difficile, perché, per diventare un campione, Leonard sarà costretto a confermarsi. Il saggio Popovich ha affermato che l’unica sua preoccupazione per la stagione che verrà è che i suoi giocatori “sono esseri umani e si sentiranno soddisfatti“. La voglia di rivalsa e di “vendetta” che ha animato la scorsa annata è stata sostituita dalla festa per un trionfo straordinario. Tanto Ginobili quanto Duncan hanno affermato che la squadra dovrà lavorare ardentemente dal punto di vista psicologico per non perdere la motivazione e la voglia di vincere. San Antonio potrebbe essere aiutata dal fatto che, ancora una volta, arriva ai blocchi di partenza silenziosamente. Se le altre franchigie, Cavaliers su tutte, si sono imposte nel ricchissimo mercato e nel talentuoso Draft d’estate, gli Spurs sono rimasti nell’ombra, senza acquisizioni di particolare rilievo, restando tra le favorite, ma spegnendo ogni inutile entusiasmo.

Leonard ha dimostrato che, se il suo minutaggio aumenta, è in grado di fare cose eccellenti: nei 37.3 minuti di media giocati nelle ultime tre partite della serie contro gli Heat, ben superiori ai 29.1 di media in regular season, ha segnato 71 punti, raccolto 28 rimbalzi e difeso straordinariamente bene, oltre a guadagnarsi il titolo di MVP delle Finals. L’ala dovrà dimostrare, partita dopo partita, di essere diventato il faro degli Spurs e dovrà aumentare la sua “consistency“, la sua capacità di essere decisivo ogni volta che mette piede sul parquet. Leonard ha detto di aver bisogno di quei minuti in modo da poter sprigionare il suo talento a pieno, sempre sotto voce, rimettendosi al volere di Popovich. Anche perché, l’anno passato, nessun giocatore di San Antonio ha giocato più di mezz’ora a partita. Con il minutaggio dovranno aumentare le statistiche e le prestazioni anche in regular season, se il prodotto di San Diego vuole diventare, una stella a tutti gli effetti.. Non sarà mai una superstar come LeBron James o Kevin Durant, un attaccante come Carmelo Anthony o un mostro statistico come Kevin Love, ma Leonard è già adesso un giocatore fenomenale a tutto campo, che lavora sodo per migliorarsi giorno dopo giorno. Non sarebbe, altrimenti, diventato il fulcro del gioco di un perfezionista come Popovich.

L’importante, ora che ha raggiunto l’Olimpo dei grandi, è non sentirsi mai arrivato. E cercare di restare in vetta il più a lungo possibile.

2 COMMENTS

  1. La domanda principale é non tanto se sarà in grado di aumentare le pur ottime statistiche, ma se già da quest’anno farà le prove tecniche da leader di squadra. Parte del futuro di SA dipenderà anche da questo.

  2. Leonard e’ già’ il migliore difensore NBA ne sa qualcosa James deve migliorare un po’ nel
    tiro certo può diventare più’ forte ma non può’ diventare un fuoriclasse.

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