Dwyane Wade, un nuovo inizio

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Le Finals 2014 sono in archivio da quasi un mese, ma gli effetti che esse hanno provocato potrebbero ripercuotersi non solo nell’immediatezza estiva, ma anche negli anni a venire. Una delle principali vittime del successo degli Spurs pare essere quel Dwyane Wade che nel corso della serie è stato a tratti irriconoscibile. Prendendo come metro di paragone le Finals 2013, ci si accorge di come e quanto sia venuto meno l’apporto di D-Wade. In calo per punti (da 19.6 a 15.2), rimbalzi (da 4 a 3.8) assist (da 4.6 a 2.6), rubate (da 1.9 a 1.6), percentuale dal campo (da 47.6 a 43.8) e in ascesa per palle perse (da 2.3 a 3.6) ed un offensive rating passato da 104 ad 89, le Finals 2014 sono state le peggiori della carriera di Flash.

Tralasciando per un momento i freddi numeri, Wade non solo non è mai riuscito ad entrare nella serie,  non ha neanche mai dato l’impressione di essere in grado di farlo. Proprio quest’ultimo punto fa sorgere seri dubbi sul futuro del Wade superstar che abbiamo sempre conosciuto. Le ginocchia del ragazzo di Chicago soffrono da tempo, hanno tenuto durante l’anno e i playoff (giocati da Wade su buoni livelli) ma lo hanno abbandonato nel momento cruciale, rendendolo a tratti dannoso per la sua squadra. L’impressione è che il chilometraggio che Dwyane ha in corpo si riduca man mano sempre di più, una lenta erosione iniziata nel 2010 e culminata, forse, qualche mese fa.

La superstar Dwyane Wade è arrivata al capolinea? Forse si, e se così fosse, l’ex Marquette potrebbe e dovrebbe prendere esempio da Manu Ginobili, che ormai da anni a causa di problemi fisici ha rinunciato a minuti e soldi pur di continuare ad essere un tassello fondamentale per la propria squadra. Un ruolo alla Ginobili per Wade potrebbe calzare a pennello, in quanto lo porterebbe a giocare non più 32-33 minuti a partita, ma i 22-23 dell’argentino, risparmiando così notevoli quantità d’energie fisiche e mentali in modo da evitare dannose pause a partite in corso e preservare un fisico ormai logoro. L’incognita in questa necessaria trasformazione è una: accetterà mai Wade di fare un passo indietro e relegarsi in panchina? Su questo i dubbi sono molti. Il ragazzo ha già dimostrato, accettando l’arrivo di LeBron nel 2010, di saper mettere l’interesse di squadra in antecedenza a quello personale, ma in quel caso il passo anziché indietro era stato fatto lateralmente. Il problema vero è che il passo indietro dovrà essere fatto anche a livello salariale.

Le indiscrezioni danno per certo il fatto che a James verrà offerto il massimo salariale e così facendo, i contratti di Wade e Bosh dovranno giocoforza ridursi ad un livello più basso di quello che ci si attendeva. Se però Bosh pare essere propenso all’idea, su Wade c’è qualche nube in più,  anche se la sensazione è che verrà trovato un accordo intorno ai 50 milioni in quattro anni, in modo da poter ripartire con i Big Three. In attesa di conferme e smentite di quella che è una delle free-agency più movimentate degli ultimi anni, la certezza rimane una: Wade dovrà modificare il suo ruolo all’interno della Lega, diventare un maestro uscendo dalla panchina, una chioccia per aiutare la crescita di giovani compagni (Napier?) così come fatto da Ginobili a San Antonio.
La fine della superstar, l’inizio del gregario, il continuo di un grandissimo giocatore.

2 COMMENTS

  1. Partisse dalla panchina come fa Ginobili non credo si potrebbe parlare di “gregario”. Rimarrebbe a tutti gli effetti una stella, con minutaggio ridotto, ma una stella. Da vedere se è in grado. Tanto per dirne una, Gino è sicuramente meno atletico di un tempo ma può sempre contare su un tiro da 3 molto efficiente. Wade no.
    Da vedere anche se accetterà 50M per 4 anni. Se sì, per Miami va di lusso, e anche lui non avrebbe da lamentarsi.

    • Hai detto bene, dipende da lui accettare il nuovo ruolo. Non sarà facile. Non so se ha il buon senso di Ginobili.

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