Golden State cambia pilota: tocca a Steve Kerr

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Due anni fa, dopo che il lockout aveva tenuto ferma la NBA fino al giorno di Natale, i Warriors avevano concluso la stagione tra le peggiori compagini ad Ovest, con un record di 23 vittorie e 43 sconfitte. Sulla loro panchina siedeva un novizio nel ruolo di head coach, Mark Jackson, ex guardia nella Lega con alterne fortune, tra cui anche un premio di Rookie of the Year, datato 1988. Golden State era finita ai playoff solo una volta nelle precedenti 17 stagioni e Jackson era intenzionato ad insegnare difesa e disciplina ferree ad una squadra che, nel suo anno d’esordio, aveva ancora una volta deluso.

Oggi i Warriors sono tra le squadre più temute della Lega, per il loro cocktail di talento, esuberanza e sfrontatezza. Jackson, grazie soprattutto all’evoluzione esponenziale degli Splash Brothers, Stephen Curry e Klay Thompson, entrati nel novero delle migliori guardie NBA, ha saputo guidare la squadra californiana a due qualificazioni consecutive ai playoff. Delle ultime 164 partite di regular season giocate ne ha vinte 98 e ha raggiunto per due anni di fila il sesto posto nella temutissima Western Conference. Era dal 1992 che Golden State non faceva due apparizioni consecutive in post-season e dal 1993/94 che non raggiungeva le 50 vittorie, come in quest’ultima stagione regolare. Lo scorso anno i Warriors avevano stupito tutti, battendo al primo turno di playoff i favoriti Nuggets per 4-2 e mettendo seriamente in difficoltà i futuri finalisti Spurs, arrendendosi solo dopo sei tiratissimi match. Recentemente, invece, i californiani non sono riusciti ad avere ragione dei Clippers e sono usciti in sette partite al primo turno, lasciando nel cassetto tutti i buoni propositi e i sogni costruiti in estate con l’acquisizione, tra gli altri, di Andre Iguodala, a completare un roster già di livello assoluto.

Nonostante i meravigliosi progressi ottenuti con Jackson e un contratto in essere, è arrivato il licenziamento e la sostituzione con Steve Kerr. Cos’hanno in comune Jackson e Kerr? Non di certo la carriera da giocatore, con la guardia nata in Libano decisamente sugli scudi grazie ai cinque titoli vinti tra Bulls e Spurs. Bensì è la carriera da analista, iniziata da Kerr con la televisione americana TNT nel 2003 e intervallata dal suo ruolo di general manager dei Suns dal 2008 al 2010. Il nativo di Brooklyn, invece, ha abbandonato il suo ruolo alla ESPN per dedicarsi alla panchina dei Warriors, ma lo ha ripreso proprio da questi playoff, una volta ricevuto il benservito da Golden State. Kerr sarà alla sua prima esperienza da head coach sulla panchina dei Guerrieri, proprio come fu per Jackson tre anni fa. Nella recente serie contro i Clippers è pesata come un macigno l’assenza di Andrew Bogut, con David Lee che da solo non ha fatto abbastanza per cercare di contenere l’irruenza di Blake Griffin e DeAndre Jordan. Un’altra delusione, questa volta però a partire dalla regular season, è quella rappresentata da Harrison Barnes. Se nel suo anno da rookie era stato, oltre che ricco di esplosività, decisivo in molti momenti importanti della stagione, durante la sua seconda stagione in NBA ha deluso le aspettative e messo un punto di domanda su quello che poteva sembrare un roseo futura nella Lega.

Della direzione tecnica precedente, ciò che pare più abbia deluso la dirigenza californiana è stata la scarsa preparazione atletica infusa da Jackson alla sua squadra. Il general manager Bob Myers ha annunciato di confidare molto nella preparazione e nei mezzi di Kerr, considerato soprattutto il fatto che in passato è stato allenato da coach del calibro di Phil Jackson e Gregg Popovich. Nasce da qui il quinquennale da 25 milioni di dollari firmato pochi giorni fa e un cambio (fin troppo) repentino di rotta, dopo due stagioni comunque esaltanti. Le mancate scelte al Draft saranno un macigno da sormontare, visti i grandi prospetti disponibili in estate, ma i Warriors hanno già un roster pronto non più solo a stupire, ma anche a vincere. Fin da subito.

20 COMMENTS

  1. C’è il rumors che i Warriors sarebbero molto interessati a Love, dando in cambio Lee, Barnes e una scelta al Draft.
    Bogut (salute permettendo)-Love-Iguodala-Thompson-Curry sarebbe un quintetto di altissimo livello, anche se la panchina sarebbe da rinforzare… e non poco.
    A me però Kerr non convince del tutto (ma è solo un mio parere su praticamente tutti i coach debuttanti). E tanto meno in questo gruppo che ha bisogno di fare un salto di qualità mentale.

    • Però Minnesota scambiare Love per sobbarcarsi il contratto di Lee farebbe una bella cagata, IMHO

      • … lo scambio ci sta alla grande e il rischio di perderlo gratis è altissimo (considerando che l’opportunità che resti non esiste).

        A me sembra uno scambio onesto che completa bene Minnie (e magari gli da equilibrio) e rischia di far fare il salto di qualità definitivo a Warriors che però devono sistemare la panca.

        • Dipende sempre da qual è lo scopo? Un assalto all’ottavo posto? Allora forse ce la fai.
          Fare una squadra in grado di competere con i top? ti serve più lo spazio salariale che Lee…

          • Dammi una alternativa valida … a mio parere questa soluzione è la migliore considerando l’appeal che la squadra acquisterebbe per dei veterani che vogliono fare l’ultima corsa al titolo.

          • Minnesota non farà mai questo scambio, vogliono Thompson e per lui sono disposti ad accollarsi il contrattone di Lee: senza la guardia niente scambio.

            Per chi vuole un alternativa valida: Love per ogni pick tra la 2 e la 5. E, secondo me, dovrebbero cercare anche di cedere Pekovic per una scelta media (range 7-10) e, se ci riesci, levarsi dai piedi Martin per spazio salariale o giovani o scelte future (un po’ come fatto da Phoenix nella trade Gortat-Okafor).

            Fai piazza pulita e ricominci da zero, piuttosto che da una squadra che non vincerà mai più di 30-35 partite ma comunque buona abbastanza da vincerne minimo 25.

          • … Minnesota deve ricostruire per il post-love … che te ne fai di Thompson, non lo vedo certo il leader intorno al quale costruire qualcosa … Prendo Barnes che ha buone probabilità di esplodere e una scelta, magari 2016

  2. L’articolo mi fa sorgere numerosi punti di domanda e di scetticismo:
    1- Tutto va contestualizzato. Barnes da titolare è passato ad essere oscurato da Iguodala, il cuo acquisto non mi è mai stato chiaro, e sostanzialmente ha tenuto le stesse cifre dell’anno da Rookie. Non è migliorato ma neppure direi che abbia deluso.
    2- GS ha fatto un’ottima stagione seppur con vari infortuni, soprattutto dei lunghi, è uscita lottando contro una delle possibili contender (e senza Bogut hanno fatto fin troppo) quindi io valuterei positiva la loro stagione. Erano all’ovest, qualcuno doveva pur uscire al primo turno e non darei troppe colpe a Jackson, il quale se ne va sostanzialmente perchè antipatico alla dirigenza.
    3- Non sono un estimatori dei giocatori che diventano subito coach, una moda abbastanza recente. Almeno un paio di stagioni da assistente per me sonon fondamentali. Vedremo cosa farà Kerr, ma forse per una squadra che vuole fare strada nei playoff sarebbe stato meglio qualcuno con più esperienza.
    4- Per me uno tra Iguodala e Barnes dovrebbe andarsene per distribuire meglio il talento. Parlano di Love, sarebbe sicuramente interessante, ma accanto gli ci vuole un lungo difensivo che presidi l’area. Bogut non è male, ma se la sua presenza è sempre in forse causa infortuni tanto vale cercare qualcuno magari meno efficace ma più sano.

    • Secondo me l’acquisto di Iguodala è stato inutile e dannoso alla crescita di Barnes. Sulla stagione di GSW concordo con te. Sono usciti con i Clips che se non fosse stato per qualche fischio dubbio di troppo ora si starebbero giocando la conference con SAS (e secondo me con buone possibilità di passare). Non mi sembra per niente una stagione da buttare.
      Magari arrivati un po’ bassi in RS, ma nell’ovest ci sta alla grande.

    • Anch’io avrei tenuto Jackson, che, oltretutto, aveva la squadra con sé, date le dichiarazioni di Curry. Mi chiedo quali colpe imputino a Jackson e soprattutto quali garanzie possa dare Kerr, anche se, a suo favore, vi è il fatto che lo voleva Phil Jackson a NY, che scemo non è di sicuro.

      • Ce lo voleva perché così lo usava come il pupazzo del ventriloquo! Tipo Pat Riley con Spoelstra 🙂
        Basta che guardi chi sono gli altri candidati alla panchina di New York…

        • JAckson non lo voleva la drigenza perchè si erano incrinati alcuni rapporti. Solo questione di antipatie.
          Quanto a Kerr e Jackson, esatto quello che dice Pompeio. Vuole solo un coach che alleni come allenava lui, ovvero uno da manovrare, e lo dice esplicitamente. Spero che almeno sia una sceneggiata per cacciarlo dopo 5 partite e scendere lui in panchina!

      • Mi ricordo come Durant si sia esposto moltissimo per il rinnovo di Brooks (il coach che ha avuto durante la sua formazione), chissà come sarebbero andate le cose se Priesti avesse fatto di testa sua…

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