Da gregario a leader, la trasformazione di Arron Afflalo

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Da specialista difensivo a prima punta offensiva. Non tutti i giocatori possono vantarsi di una trasformazione come quella messa in atto dal 2004 ad oggi da Arron Afflalo. Lo spazio sempre maggiore avuto negli anni e la continua crescita maturata con tante ore in palestra per migliorare, gli hanno permesso di diventare un giocatore totale, che spesso in difesa viene ancora sguinzagliato sul miglior giocatore degli avversari ma che inoltre deve portare il peso dell’attacco della sua squadra addosso.

Scelto personalmente a UCLA da coach Ben Howland, uno dei tanti prodotti di Compton ad inizio carriera è partito come riserva con buone doti difensive, tanto da renderlo uno specialista della materia (un’etichetta non sempre ottimale in NBA). La crescita delle sue statistiche al college gli permettono di strappare la 27esima scelta assoluta al draft 2007 dei Detroit Pistons, in quel momento una delle migliori squadre della Eastern Conference. L’inserimento in un contesto vincente quindi aiuta il californiano a crescere ma con la presenza di Rip Hamilton i suoi minuti restano limitati, così la cessione ai Denver Nuggets per lo smantellamento della squadra deciso dal GM Dumars diventa un’occasione importante da sfruttare.
Afflalo gioca tutte le 82 partite aumentando minuti e cifre, così come nei due anni successivi sotto coach Karl e il suo gioco molto perimetrale (15.2 punti di media nel 2011/12); con i vari Lawson, Miller, Gallinari e Chandler la squadra gioca bene ma nei playoff non riesce a proseguire la sua corsa ed allora il GM Ujiri decide di cambiare rotta: i tempi per diventare leader per Afflalo sono maturi ed ecco che arriva l’ennesima svolta della carriera con la cessione nell’estate 2012, nell’enorme trade che manda Howard ai Lakers, agli Orlando Magic.

La squadra in totale ricostruzione dopo aver perso (o essersi liberata?) Howard è ovviamente di basso livello, i playoff sono un sogno anche nell’Eastern Conference, ma questo non demoralizza Afflalo che diventa ben presto la prima opzione offensiva della squadra. Lo scorso anno i suoi numeri sono stati 16.5 punti, 3.7 rimbalzi e 3.2 assist, buoni ma non esaltanti, anche per alcuni problemi fisici che lo hanno limitato e gli hanno fatto perdere qualche partita. Ma è quest’anno che il suo percorso di crescita è divenuto totale: in 36.9 minuti di gioco 19.7 punti di media, 4 rimbalzi e 3.6 assist, tutti massimi in carriera, oltre al 43% dalla lunga distanza, il 47% da due e l’81.8% ai liberi.

Una crescita lenta ma costante che a 28 anni ha fatto diventare Afflalo il leader della squadra e pronto, perchè no, per giocarsi anche una convocazione per l’All-Star Game (quest’anno di sicuro ha pesato il pessimo andamento della squadra e qualche piccolo problema fisico). Nel frattempo però pensa ai Magic che continuano la loro ricostruzione puntando ovviamente forte sul nativo di Compton, che nei piani societari dovrebbe essere il punto dal quale ripartire per il futuro.