I Sacramento Kings ripartono da zero (ancora…)

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La stagione 2013-2014 sarà per i Sacramento Kings un autentico anno zero. Sì perchè c’è stata un’autentica rivoluzione all’interno della franchigia che è passata dalle mani della famiglia Maloof – i fratelli di origini libanesi Joe e Gavin – a quelle di una cordata di imprenditori della Silicon Valley capeggiata dal magnate di radici indiane Vivek Ranadivè per oltre 500 milioni di dollari. E’ stato un anno travagliato per i Kings e per la città di Sacramento dove il sindaco Kevin Johnson, sì lui, l’ex playmaker dei Phoenix Suns, è riuscito a convincere l’NBA a non spostare la franchigia a Seattle ma a mantenerla nella capitale amministrativa della California. Nuova proprietà, nuova dirigenza, nuovo coach e nuova stella ovvero DeMarcus Cousins. L’obiettivo è tornare a far divertire i tifosi della Arco Arena, la ‘Gas Station’ che era diventata un Luna Park della palla a spicchi quando c’erano Jason Williams, Chris Webber e i serbi, Divac e Stojakovic.

I Sacramento Kings hanno voglia di ripartire e vogliono farlo al meglio. Sanno che la possibilità che gli è stata concessa di restare a Sacramento vale molto e ora non possono deludere. Dopo otto stagioni consecutive ai playoff tra la fine dello scorso secolo e i primi anni 2000, sono arrivate sette stagioni perdenti consecutive, complice una Western Conference sempre più difficile e una ricostruzione necessaria dopo i fasti dell’era Adelman. Purtroppo però, sotto la guida del GM Geoff Petrie, sono cambiati parecchi allenatori – Musselman, Theus, Westphal e Smart – si è accumulato molto talento ma si sono fatti anche parecchi errori, soprattutto al Draft, con le chiamate di Fredette nel 2011 (c’erano Klay Thompson e Kawhi Leonard liberi) e di Thomas Robinson nel 2012 (Lillard, Barnes e Drummond scelti dopo), tra l’altro già ceduto. Si pensava che Tyreke Evans, Rookie of the Year nel 2010 potesse guidare la rinascita e invece dopo quella stagione non si è ripetuto e così in estate è stato spedito a New Orleans.

I nuovi Kings si affidano al GM Pete D’Alessandro, ex assistente di Ujiri ai Denver Nuggets (andato ai Raptors) e considerato uno dei dirigenti emergenti più quotati della Lega, e a coach Mike Malone, 42enne, ex assistente di Mark Jackson ai Warriors. Per completare il quadro delle novità, è arrivato come un fulmine a ciel sereno la notizia dell’entrata in società di Shaquille O’Neal, sì Shaq, che quando giocava chiamava i Kings “Queen’s”, che ha acquisito un pacchetto azionario di minoranza.

La squadra si presenta ai nastri di partenza più equilibrata con la cessione di Tyreke Evans e l’arrivo di Carl Landry per dar man forte in vernice, Luc Mbah a Moutè per rinforzare la fase difensiva e Greivis Vasquez, il regista venezuelano chiamato a dirigere l’attacco e a confermarsi dopo una grande stagione agli Hornets (ora Pelicans). Grandi speranze sono affidate ai rookies: la seconda scelta Ray McCallum, polivalente guardia da Detroit University, e soprattutto l’esterno da Kansas Ben McLemore, uno che è stato considerato prima scelta assoluta per tutto l’anno è poi è crollato nel Draft fino alle numero 6 probabilmente a causa di un carattere introverso e fin troppo timido. Il ragazzo però ha talento, tantissimo, per lui si sono scomodati paragoni con Ray Allen per la naturalezza con cui tira, e a Sacramento sono pronti a dargli il ruolo di go-to-guy tra gli esterni.

Il centro, sia sul campo che in generale del gruppo, è e sarà DeMarcus Cousins, il talentuoso big man da Kentucky su cui la franchigia ha deciso di puntare moltissimo facendogli firmare l’estensione contrattuale da 62 milioni di dollari per quattro anni, il massimo salariale possibile. Il GM D’Alessandro confida nel talento (è tanto..) di Boogie e spera che l’arrivo in società di Shaq possa avere effetti positivi sul ragazzo, beneficiando magari di qualche consiglio da parte di The Diesel. Cousins viene da una stagione da quasi 18 punti, 10 rimbalzi e 3 assist di media con un gioco completo sia fronte sia spalle a canestro e mani che in pochi hanno con quel fisico. Il problema è caratteriale visto che spesso è stato espulso (15 tecnici, primo in NBA l’anno passato) e ha subito anche una sospensione da parte dei Kings.

Il resto del roster non è da buttare, anche se i playoff sono un miraggio. In quintetto, presumibilmente con Cousins e Vasquez, ci saranno Marcus Thornton in guardia, giocatore con tanti punti nelle mani e tiro perimetrale, John Salmons in ala piccola e Jason Thompson in ala forte, anche lui con tiro dalla media. La panchina offre buone soluzioni: Isaiah Thomas l’anno passato ha impressionato nonostante la taglia extrasmall, poi ci sono McLemore e McCallum, più Mbah a Moute, Patrick Patterson, Chuck Hayes e Jimmer Fredette, anche se quest’ultimo è pronto a cambiare maglia visto l’affollamento nel reparto esterni. C’è anche Carl Landry, reduce da un’ottima stagione agli Warriors, ma tornerà solo tra 3-4 mesi a causa di un infortunio. Manca un vero centro con centimetri e presenza difensiva che possa cambiare Cousins ed è possibile che venga cercato sul mercato.

Intanto si riparte, con l’obiettivo di far crescere i giovani e divertire il pubblico della Arco Arena, cercando di non far pentire l’NBA di non aver spostato la franchigia nell’affamata di basket Seattle.