Lakers, il post Howard è iniziato

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Quello che tutti i tifosi dei Los Angeles Lakers temevano, alla fine, è successo: Dwight Howard ha lasciato la Città degli Angeli per gli Houston Rockets alla ricerca di una competitività ed una centralità di gioco che alla corte gialloviola non è mai riuscito a trovare. La domanda che in molti si stanno facendo in questi giorni è che ne sarà di questi Lakers? La ripartenza passa da una serie di punti, il primo è che Pau Gasol resta; l’ala di Barcellona continuerà a vestire la casacca gialloviola anche per questa stagione e il lungo tornerà ad occupare un ruolo importante all’interno del quintetto di partenza di coach D’Antoni.

Il secondo punto è invece la rinuncia a Metta World Peace, amnistiato e già volato nella sua città natale, New York; l’ala è stata “sacrificata” per ridurre di molto il salary cap ma la sua assenza in campo e nello spogliatoio (negli ultimi anni dopo la partenza di Fisher era diventato l’unico che potesse parlare a Bryant in un certo modo). Il taglio dello stipendio di Metta, 7.7 milioni di dollari quest’anno, è voluto dire scendere sotto il tetto salariale e risparmiare quasi 30 milioni per i gialloviola.

Terzo punto è il ritorno dall’infortunio di Kobe Bryant, perchè nel bene e nel male il Mamba resta il padrone incontrastato dell’organizzazione. Gli allenatori e i giocatori passano ma Bryant rimane il punto centrale dei Lakers e il suo problema al tendine d’achille potrebbe influenzare il resto della squadra anche all’inizio della prossima stagione.
Infine il quarto punto è la possibilità di imporsi dell coppia D’Antoni-Nash: i due sono stati presi quasi insieme e il loro stile di gioco fatto di corsa e decisioni veloci differisce però di molto da quello che hanno in mente Bryant e Gasol, fatto di isolamento e attacco a metà campo; la schiena di Steve non sta bene e si sa ma il suo contratto pesa (e peserà anche l’anno prossimo) e quindi bisognerà cercare di rimetterlo in piedi nel miglior modo possibile, perchè D’Antoni nonostante le conferme da parte della dirigenza è legato indissolubilmente al suo playmaker e all’inizio della prossima regular season.

Per cercare di sistemare una panchina (e anche un quintetto dopo le partenze di Howard e World Peace) in difficoltà, la dirigenza ha preso dal mercato dei free agent le guardie Nick Young (’85) e Wesley Johnson (’87), tiratori e con punti nelle mani che si adattano bene allo stile di gioco di coach D’Antoni, entrambi al minimo salariale, e il centro Chris Kaman con parte della mid-level exception. A loro si aggiunge l’ex Jordan Farmar, tornato dopo l’esilio turco, che dovrà dare minuti di riposo a Nash meglio di quanto ha fatto Blake lo scorso anno.
Il roster dei Lakers non è ancora completo, mancano infatti almeno un paio di ali perchè l’età dei giocatori da Bryant a Nash passando per Gasol e Kaman non è bassa e gli infortuni in una Lega dove si gioca tanto e spesso come l’NBA sono sempre dietro l’angolo e i recuperi lenti, quindi c’è bisogno di aumentare la profondità della panchina.

Il General Manager Kupchak però sa che dovrà cercare di costruire una squadra di livello degno per non far perdere un altro anno ai suoi, ma senza andare a ingolfare il salary cap (l’anno prossimo sicuri ci saranno solamente 10.6 mln totali di Nash e Sacre), perchè la prossima estate è quella famigerata del 2014, in cui i free agent di altissimo livello saranno tantissimi (uno di questi proprio Kobe), e proprio da li dovrà ripartire la rinascita della franchigia, perchè a Los Angeles sponda Lakers non ci si può permettere troppe stagioni in chiaroscuro: tifosi e soprattutto sponsor non lo sopporterebbero.