I peggiori contratti NBA di sempre

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Il General Manager NBA è senza ombra di dubbio uno dei lavori più complessi nel mondo dello sport, la paga è sicuramente ottima ma le figuracce sono sempre dietro l’angolo. Ai GM e alle loro scelte poi è legata per forza di cose la storia di una franchigia, anch’essa esposta all’altissimo rischio di sfottò in caso di contratto milionaro dato ad un giocatore che poi delude le aspettative.
Dime Magazine ha quindi fatto un veloce recap dei peggiori contratti NBA di sempre, mentre noi ne presentiamo solamente alcuni, quelli che ci sembrano essere i più particolari, o i più inattesi.

Stephon Marbury è storia recente dei New York Knicks. Dopo averlo acquistato dai Suns il GM Isiah Thomas prende una di quelle che saranno una lunga serie di cattive decisioni per la franchigia di NY, ovvero ri-firmare il playmaker con un contratto di quattro anni a 76 milioni totali. Il fallimento del matrimonio Marbury-Knicks è clamoroso con il mancato raggiungimento dei playoff, la messa fuori squadra e il seguente taglio. Adesso Starbury fa la SuperStar in Cina.

Restiamo sempre in questi ultimi anni, ma voliamo in Texas e in casa dei Dallas Mavericks: il proprietario Mark Cuban pur di avere un big-man capace di contrastare lo strapotere di Shaq O’Neal regala nel vero senso della parola il massimo salariale a Erick Dampier, ovvero un contratto di sette anni per 70 milioni! La sua efficacia è rimasta sempre inespressa, e anche la sua presenza fisica non è mai stata all’altezza del contratto, alla fine del contratto i Mavs infatti se ne sono liberati, ma ormai era tardi.

Stagione 2004/05, Bobby Simmons vince il premio di Most Improved Player giocando in dei Clippers rivedibili. I Milwaukee Bucks, convinti di fare l’affare della loro storia lo firmano con un quadriennale da 47 milioni… nei due anni in Wisconsin 10.6 punti di media, poi l’oblio dall’intera NBA.

Per cercare di trovare un secondo violino all’altezza di LeBron James i Cleveland Cavaliers decidono di rompere il salvadanaio e dare a Larry Hughes un contratto di 5 anni a 70 milioni. La sua media punti con i Cavs è un discreto 15.2, ma nei due anni in cui resta nella franchigia salta addirittura 58 partite per infortunio. Non un gran affare.

Brian Grant non raggiungeva i 10 punti e 10 rimbalzi di media, eppure Pat Riley, senza un motivo apparente, nel 2000 decide di renderlo un pezzo decisivo per i suoi Miami Heat: sette anni di contratto per 86 milioni di dollari. Purtroppo per lui è stato decisivo per essere stato scambiato con i Lakers nel 2004 in cambio di Shaquille O’Neal, che con Dwyane Wade vinse poi il titolo NBA.

Qualcuno di voi si ricorda Vin Baker? Dopo i primi 4 anni di carriera a 20 punti e 10 rimbalzi di media i Seattle Sonics decisero di dargli sette anni di contratto a 86.7 milioni di contratto. Da quel momento in poi, per le 5 stagioni a Seattle, Baker non raggiunse più quelle cifre, ed al momento è ricordato più per i suoi problemi di alcolismo a fine carriera.

Anche i Toronto Raptors non scappano da questa lista negativa, d’altronde come potrebbero con il contratto offerto ad Antonio Davis da 5 anni per 60 milioni? Niente di strano per un giocatore che aveva ottenuto la sua prima chiamata all’All-Star Game e viaggiava in doppia cifra per rimbalzi, ma di sicuro non a 33 anni! Ah, i 10 rimbalzi poi non sono mai più stati raggiunti… 

Ed infine non potevano mancare Jerome James e i New York Knicks (sì, ancora loro): 5 anni di contratto a 30 milioni totali dopo gli ottimi playoff giocati dal centro nel 2005 con Seattle. Isiah Thomas (sì, ancora lui) ammaliato dai 12.5 punti e 6.8 rimbalzi in 11 partite non presta attenzione ai 4.9 punti e 3.5 rimbalzi di media della sua carriera. Nella sua prima stagione a New York (palesemente fuori forma) gioca 9 minuti di media, la stagione successiva 6.7, le ultime due nella Grande Mela 4 partite in totale… carriera finita!

1 COMMENT

  1. jerome “sexy”james uno di noi!!!!!!buffa dice che sul “sexy” ci sono ovvi motivi che qui non si possono spiegare

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